mercoledì 2 aprile 2014

Cricche

E del master aquilano, Preve contesta "che il coordinatore sia un condannato a 4 anni, seppur 'solo' in Appello in quel periodo: il prefetto Gratteri, il quale, a parere di altri magistrati, ha 'screditato l'Italia agli occhi del mondo intero' con il suo comportamento nella vicenda Diaz". Ancora, prosegue il volume, "nell'autunno del 2011 il master del prefetto condannato pubblicava il bando di partecipazione: 3.500 euro Iva esclusa e lezioni venerdì pomeriggio e sabato mattina, non all'Aquila, che diciamolo è un po' fuori mano, bensì, molto più comodamente, nella sede della Dac, ospiti di Gratteri, in via Tuscolana 1548, Roma". "Tutti sanno naturalmente, visto che l'intelligence è soprattutto raccolta di informazioni e dati, che Gratteri è stato condannato, ma nessuna sembra aver voglia di trarne le doverose conseguenze". 
abruzzoweb

Con una sentenza Diaz giusta e senza la richiesta di proroga di due anni per il ruolo di capo della polizia, il 2012 avrebbe potuto costituire l'anno della rinascita per la polizia Italiana.
Con Francesco Gratteri capo, si sarebbero potute risolvere tante questioni, nonostante la debolezza dei governi che si sono succeduti.
La chiave del pasticcio Diaz è da ricercare lì.

Che la polizia Italiana sia ridotta ad un colabrodo, guisto buono per scrivere libri e articoli di un certo tenore, su quello non ci piove.
Almeno danno lavoro.
Io però non capisco questo odio dei giornalisti di Repubblica.
E a che serve.
Bisogna vedere poi, se tutto ciò che è affermato in questo libro è riscontrabile.
E poi :
se la parola di un poliziotto non vale niente, perchè quella di un magistrato deve valere oro?
Bisogna entrarci nei tribunali e ascoltare le amenità che si dicono, per comprendere quanti errori si commettono.

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