martedì 18 marzo 2014
La fine del Dokka
Vista la solennità dell'annuncio , dal sito portavoce di gruppi che esercitano terrorismo di matrice Islamica (ovvero da persone che giustificano le proprie azioni delittuose con una personale interpretazione giurisprudenziale della religione), questa volta dovrebbe essere certa, la morte del terrorista Ceceno Doku Umarov.
I servizi segreti Russi al momento non confermano.
Però lo stesso Kavkaz rende nota la nomina del nuovo comandante.
Umarov non è il Bin Laden Russo, come immagino molte agenzie stiano scrivendo in queste ore.
E' un personaggio locale ruspante, rispetto alla elite classica dei comandanti Ceceni, che ha faticato non poco ad ottenere e mantenere il comando.
Non aveva doti di leadership nè alleanze sufficienti a garantirgli ampio potere decisionale.
La sua reggenza è stata molto travagliata.
L'errore tattico che probabilmente fece il Cremlino tempo addietro, fu quello di favorire Ramzan Kadyrov come suo rappresentante in quella regione, rispetto a Sulim Yamadayev, altro ribelle Ceceno che nel corso delle guerre, cambiò campo di battaglia e poi finì ammazzato esule a Dubai, si presume per mano di uno dei collaboratori proprio dell'attuale presidente Ceceno.
Fu lo stesso errore dell'America con Massoud in Afghanistan.
Lasciandolo solo, favorirono l'avanzata di al Qaeda.
Yamadaev e Massoud erano personalità, che avrebbero potuto garantire maggior stabilità, poichè erano immensamente amati dal popolo, e sapevano negoziare senza compromettere gli interessi della propria terra.
I problemi del Caucaso non verranno risolti con questa morte.
Ci sono questioni insolute tra le popolazioni locali e tra queste e il governo centrale, che devono essere valutate in un'ottica più complessa.
Però l'evento verrà sfruttato dai governanti Caucasici per cementare il proprio legame con la popolazione civile, quella che è stufa dell'oscurantismo di certe interpretazioni religiose e del sangue che viene versato da decenni.
In un articolo molto bello a firma di Claudio Galzerano, dirigente di polizia esperto e profondo conoscitore di queste tematiche, c'è un riepilogo dettagliato sulla situazione Italiana all'interno del quadro internazionale.
A proposito di Cecenia, sarebbe interessante sapere perchè non si riuscì a salvare Delnevo, che è vero costituiva un episodio a se, però non andava trascurato, visto che era anche sotto osservazione.
Bastava coordinarsi con Kadyrov che conosce tutte le zone caucasiche dove sono attrezzati i campi di addestramento dei terroristi, e passare al setaccio le onlus che vanno nel caucaso a portare aiuti.
A detta di alcuni operatori di ngo occidentali, queste poi finiscono per finanziare anche gli estremisti che altrimenti non le lascerebbero lavorare.
Per il resto, a me sembra che la casistica Italiana, e i risultati giudiziari lo dimostrano, sia fatta da gente che urlacchia su Facebook ma che di azioni non ne fa.
Forse più che di repressione bisognerebbe parlare di prevenzione e rieducazione.
Queste sono questioni di cui si deve occupare il governo e la polizia comunque può farsi portavoce di nuove strategie.
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