Anche la dottoressa Sargenti, in forza alla dda nel periodo 2005-2010, ha ripercorso gli anni delle faide, facendo riferimento alle inchieste in cui fu attenzionato il clan Lo Russo .
Del rapporto di confidenza tra Pisani e Salvatore Lo Russo, era a conoscenza in quanto lo stesso capo della mobile l'aveva informata, ma ne aveva anche parlato con i colleghi della procura .
Il fatto inoltre, venne fuori nel corso delle indagini sugli scontri tra il gruppo Misso e quello Torino, e fu infine acclarato grazie alle dichiarazioni di Michelangelo Mazza e altri pentiti, rese molto tempo dopo la fine della faida .
Per quanto la cosa fosse abbastanza conosciuta a tutti a Napoli, è strano che un poliziotto riveli la fonte confidenziale al magistrato, specie nel caso se ne dovesse servire per scopi non proprio istituzionali, come l'accusa ipotizza .
Pochi mesi dopo l'ingresso alla direzione distrettuale, alla dott.ssa Sargenti viene affidato il filone di indagini su alcuni affiliati del clan Lo Russo (Vanesio-De Stazio), attivato in seguito ad una informativa della squadra mobile, inviata alla dda in maniera generica, e non ad uno specifico magistrato, nella fattispecie la stessa Sargenti, come teorizzava la pubblica accusa nell'udienza precedente .
Visto che la compagine associativa era abbastanza folta, e il dott. Amato era gia' titolare di un'inchiesta sul clan Lo Russo, assieme ai carabinieri, il dott. Roberti, coordinatore del pool, decise in tal senso .
Ci furono scambi di informazioni tra i magistrati e carabinieri e squadra mobile erano al corrente del fatto che stessero indagando su obiettivi simili ma con finalita' diverse .
La dottoressa ha chiarito che il motivo per il quale Salvatore Lo Russo non fu incluso nelle richieste di misura cautelare finale, che avvenne in maniera rallentata per i problemi causati dalla sua gravidanza, era semplicemente che egli aveva gia' una serie di sentenze a carico per gli stessi reati .
Quindi si voleva evitare, come in altri casi, una ne bis in idem.
Tutto il clan fu comunque incluso nell'ipotesi associativa del 416bis, con altre associazioni aggravate dal DPR 390 e reati fine .
Nella richiesta mancava anche un capo di imputazione relativo alla gestione di bische clandestine, cosa di cui si discusse molto nelle riunioni operative .
Incerta sul punto, il magistrato ha concluso che anche questo potesse essere presente nel rito abbreviato a cui era gia' stato sottoposto Salvatore Lo Russo .
La deposizione nel complesso, ha sfatato il mito del Pisani che non lo faceva arrestare .
Per quel che riguarda Gennaro Sacco, non fu mai citato in una richiesta specifica prima del 2008, per il semplice fatto che il suo nome venne fuori da intercettazioni per l'inchiesta sulla scissione interna al clan Licciardi, promossa da Cesarano .
Egli fu attenzionato, in quanto amico fraterno del Cesarano, e probabile fiancheggiatore dello stesso, nell'opera di smembramento del clan .
Nel corso delle indagini sull'omicidio Grimaldi, il suo nome emerge come ipotesi investigativa della squadra mobile, che lo vedeva protagonista, in quanto la zona di bombolone, era prerogativa del clan Licciardi .
Gli uomini di Pisani emettono un'informativa e una scheda dedicata a Gennaro Sacco, a fine 2007, con denuncia per 416bis . Al suo rientro il magistrato la utilizza, unitamente ad altre inchieste per formulare un'accusa nei confronti del clan Sacco, che ormai era ben cristallizzato .
La mobile aveva al suo attivo, anche altre indagini specifiche su Sacco, che pero' all'epoca non erano sufficienti per richieste di misure cautelari .
Pisani le disse che il camorrista era suo confidente .
Sfatato anche il mito del "Sacco cocco di Pisani" .
La Sargenti ricorda che nel corso delle indagini sulla faida Misso-Torino, parlo' con la mobile di informazioni ricevute, ma non è sicura che le sia stato fatto il nome di Peppe Misso .
Le è sembrato di ricordare che Misso avesse fatto dichiarazioni in seguito, dicendo che all'inizio della faida si era rivolto a Pisani .
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