Con l'esame dell'imprenditore napoletano Pane, da parte del pubblico ministero Amato, si e' fatto cenno per la prima volta nel corso del processo, alla questione del Pisani socio occulto, di cui si e' favoleggiato molto sui giornali, e quindi ai suoi presunti rapporti economici con Marco Iorio .
Pane ha parlato dei suoi dialoghi con Antonio Carpentieri, anch'egli coinvolto nelle indagini e curatore degli affari di parecchi ristoratori a Napoli, e con la di lui moglie, nei periodi caldi dell'inchiesta, quindi tra Giugno e Novembre 2011 .
Carpentieri chiari' che quello che a Napoli si diceva, ovvero che i capitali degli Iorio provenivano in parte da o'chiacchiarone, era inesatto, in quanto in realta', i due gruppi erano stati in societa' nel passato, ed erano rimasti soci nel Nexxt, dal quale pero' gli Iorio si volevano sganciare .
Tutto cio' non e' stato mai negato da entrambi . Cio' che vorranno dimostrare invece, e' che i capitali di don Mario non fecero mai parte dei loro sodalizi .
Ora in tutto questo calderone la posizione di Pisani e' molto nebulosa .
Quando lessi della presunta partecipazione occulta di Vittorio a tali imprese commerciali, feci un giro di domande tra i miei parenti avvocati, i quali probabilmente avranno pure pensato che mi volessi dare al malaffare, per cercare di capire come fa uno ad essere socio occulto, e come fa l'investigatore a stanarlo .
Mi si spiego' che risulta evidente dal dislivello tra guadagni e tenore di vita .
E ricordo che i giornali parlarono del Pisani che porto' le sue belle ricevute bancarie in procura, con i magistrati che opposero la tesi che il mutuo chiesto in banca era di gran lunga inferiore alla cifra necessaria per l'acquisto della casa .
Io credo di avere in archivio tutto il materiale disponibile su questo caso, non c'e' articolo del web che mi sia sfuggito, eppure non riesco a trovare nulla su indagini bancarie svolte a carico di Pisani , che diano solide evidenze di possesso di capitali di dubbia provenienza .
Ovviamente parliamo di capitali occulti, che pero' uno, per quanto sia accorto, non puo' tenere sotto al cuscino .
Le cronache giornalistiche riferirono di 500000 euro .
Un altro problema e' che, se fosse vero che a Vittorio furono dati soldi, non si capisce chi li diede .
Se ci fosse effettivamente questo triangolo vizioso Iorio-Potenza-LoRusso, Pisani sarebbe invischiato con tutti e tre contemporaneante .
E invece il quadro che si ha, e' che con Potenza non aveva nessuna relazione, se non per i favori di intercessione chiestigli da Lisena, con Iorio c'era uno stretto legame di amicizia, e Lo Russo era il fedele confidente .
Questi tre scenari e i loro protagonisti, non si sono mai intrecciati tra di loro .
Ed e' quello che manca : se Pisani avesse voluto mettere in atto un sodalizio di ampia portata criminale, allora avrebbe dovuto per forza far convergere questi tre mondi .
Pero' da tutte le testimonianze ascoltate, anche quelle contro, nulla del genere si intuisce .
E' anche vero che una joint venture del genere, sarebbe stata una polveriera, un'arma a doppio taglio per "il questore", ma il profilo che abbiamo da racconti e interviste, e' quella di un uomo accorto e spietato .
Se avesse voluto mettere in piedi una liason ad alto livello, sarebbe anche riuscito a gestirla e a trarne profitti elevati .
Un'altra cosa che pare strana, e' proprio la provenienza dei soldi che Pisani avrebbe accettato da Lo Russo .
Se io avessi a disposizione un imprenditore che fattura piu' di un milione all'anno, per di piu' amico, allora chiederei a lui soldi in prestito .
A che pro dare maggior spazio di manovra ad un camorrista doppiogiochista, quando gia' con lui ho un rapporto privilegiato ?
Si e' accennato con Pane, anche alla storia della procura divisa tra pro-Pisani, contro-Pisani e piccoli fans di Cagnazzo . Secondo quanto riferito dall'imprenditore, a Napoli le chiacchiere indicavano come l'inchiesta su Iorio, fosse poi alla fine una vendetta contro Pisani che aveva indagato sul carabiniere .
Io voglio credere che si tratti di chiacchiere e basta .
Quello che pero' trovo strano, e' che la magistratura democratica che oggi interviene sulla diatriba a Palermo, all'epoca non ritenne degna di attenzione, quella lettera di sostegno a Cagnazzo, da parte dei magistrati napoletani, che si ribellarono al trasferimento .
Fu a mio parere un grave atto di intromissione e di mancanza di rispetto nei confronti dell'Arma dei carabinieri, e probabilmente foriero di quell'atmosfera di tensione tra istituzioni, che sembra essere diventata norma ai tempi odierni .
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