L'uomo ascoltato ieri sera in commissione anti-mafia e' il De Gennaro vero, quello che conosciamo noi, che lo seguiamo e sosteniamo da anni .
Non che ce ne sia uno diverso, ma a volte e' lui stesso a non dare modo a quelli che lo osservano da lontano, di apprezzarlo o conoscerlo a fondo .
Quanto emerso dalla sua audizione, e' conforme alla sostanza che si conosceva gia', ma ha dato modo di valutare in maniera differente, non tanto i fatti esposti, ma come noi ci poniamo di fronte ad essi .
Quando parliamo di trattativa oggi, lo facciamo tenendo conto di quanto accaduto allora, e di quanto e' venuto fuori da inchieste giudiziarie, ma soprattutto giornalistiche, nell'arco di vent'anni .
Quindi vediamo le cose in una prospettiva sbagliata e ne chiediamo chiarimenti a lui, con la stessa ottica .
Ovviamente, come ha tentato di spiegare varie volte nel corso della sua esposizione, cio' non e' possibile .
Egli e' innanzitutto un poliziotto, portato cioe' a valutare fatti quando essi lo consentono, e poi le conclusioni a cui lui e il suo ufficio sono arrivati nelle informative menzionate, devono essere inquadrate nel contesto storico, che vedeva succedersi uno dopo l'altro, eventi criminosi di eccezionale portata, e che nessuno fino ad allora poteva prevedere accadessero .
Quando ad esempio una deputata gli ha chiesto delle due anime della mafia rappresentate da Riina e Provenzano, e' stato difficile per lui far comprendere come, i due boss, a conferma della "posizione assolutistica dei Corleonesi", abbiano sempre agito di concerto per perseguire i loro scopi .
Ha stupito come un membro di commissione, che lo stesso De Gennaro ha definito composta da persone competenti, potesse rivolgergli una domanda che prendeva spunto da una leggenda giornalistica, piu' che dalla realta' investigativa e processuale .
Un altro errore che secondo me facciamo, e' quello di addossare certe responsabilita', ad una sola persona o ad un solo gruppo, quando poi sono coinvolti anche altri .
Il prefetto ha raccontato senza particolari sfumature, che il suo ufficio, nel Novembre del 1993, chiese al procuratore nazionale anti-mafia, di mandare 26 boss particolarmente influenti e pericolosi, in soggiorno cautelare su un'isola .
Il procuratore rifiuto', ma nessuno si e' scandalizzato di cio', ne' ha avanzato particolari interrogativi .
Poi ci sono questioni tecniche che a noi sfuggono, come gli eventuali dialoghi con Di Maggio circa i riferimenti normativi e le difficolta' di applicazione del carcere duro .
Il fatto che i due facessero questo tipo di discorsi, non vuol dire che fossero incluse le tematiche della trattativa .
La valutazione fatta sul dott. Contrada, che secondo De Gennaro poteva, in quanto funzionario, legittimamente sapere del ruolo di Mutolo nuovo collaborante, si scontra con le dichiarazioni del pentito stesso, che si e' detto perplesso sulla figura del poliziotto ormai condannato .
E noi preferiamo credere ad un mafioso che si dice pentito, piuttosto che ad un uomo che ha servito lo Stato tutta la vita .
Anche la questione della telefonata all'allora presidente del consiglio Amato, fatta in qualita' di direttore generale della pubblica sicurezza quando Riina fu arrestato dall'Arma, non assume particolari significati .
Il prefetto De Gennaro ha illustrato con la chiarezza e la lucidita' che lo contraddistinguono, il lavoro svolto da lui e dal proprio ufficio .
Ha ribadito, qualora ve ne fosse bisogno, le sue posizioni sul 41bis e sulla trattativa .
Ha risposto pazientemente anche se verso la fine dell'audizione, ha mostrato leggera insofferenza, un po' per stanchezza, un po' per il fatto che , nonostante avesse ripetuto varie volte gli stessi concetti, gli venivano poste le stesse domande con qualche variante .
Si pretendevano da lui valutazioni che non puo' fare, in quanto mancano riscontri .
Allora come oggi, nulla puo' far pensare a collegamenti tra la mafia e gladio o la banda della Magliana .
Poco ci mancava che l'onorevole Veltroni, preso dal suo nuovo ruolo di romanziere, gli chiedesse di possibili legami con Bin Laden .
Il GdG nazionale ha anche concesso una piccola un'incursione nel suo vissuto umano, con i ricordi della notte dell'Addaura, trascorsa con l'amico Falcone, o della "seccatura" della protezione di Epaminonda, affidatogli dal giudice Di Maggio, e sorridendo di quella volta in cui sbaglio' la data su un verbale di interrogatorio e corse dal magistrato per correggerla .
Mentre ascoltavo la registrazione, la memoria andava indietro nel tempo, ad episodi importanti del passato dell'Italia che si intrecciano con la mia vita personale .
De Gennaro e la sua testimonianza, sono un pezzo di storia importante del nostro Paese .
Chi lo sbeffeggia, non ha rispetto, appartiene all'anti-Stato .
Se proprio mi devo fidare di qualcuno, quel qualcuno si chiama Gianni De Gennaro, perche' so che ha sempre lottato per tutto quello in cui credo e non lo tradira' mai .

Nessun commento:
Posta un commento