sabato 5 maggio 2012

Tra regali e torture

«Spinosa lo conosco, si è occupato di noi a Bologna. (...) E scrive di una strategia terroristica della mafia scatenata contro lo Stato dietro le nostre azioni? Mafia? Ma quale mafia! Io ho lavorato per lo Stato italiano per diciotto anni! Dal 1976 al 1994. Per diciotto anni. Non c'è mai stata nessuna mafia o camorra o altro. Eravamo solo noi. Eravamo soli».


 Io gli regalo il libro di Spinosa che parla della storia sua e dei suoi fratelli, della loro banda criminale, della tragedia loro e di tutte le persone che hanno avuto la sfortuna di incrociare il loro percorso di morte. «Non le piacerà forse, ma lì dentro c'è un pezzo della sua vita». Lui mi ringrazia sorpreso. Prende il libro tra le mani, mi guarda e dice: «È per me? Lo ha portato per me? E me lo lascia? Grazie, grazie. Allora lo leggerò... ».
il Giornale


Fare dono a Savi del libro di Giovanni Spinosa, e' stata la piu grossa stupidaggine che si potesse improvvisare o pianificare .
Se all'epoca dell'arresto, Roberto sapeva quello che tutti volevamo da lui, vale a dire la confessione degli efferati delitti della Uno Bianca, e ce l'ha consegnata su un piattto d'argento, con parecchie inesattezze e bugie, ora sapra' quello che vogliamo oggi : i nomi delle persone che mancano, presumibilmente appartenenti ad apparati dello Stato, mafiosi e camorristi, e le motivazioni ovviamente .

Savi e' molto furbo, e sa quello che deve dire, nel momento esatto in cui lo dice .
Per quanto non sia riportato sulla testata giornalistica, immagino che si tratti di uno stralcio del libro della deputata PDL Melania Rizzoli .
Quindi se da un lato non si e' consentita la pubblicazione dell'intervista a Riina, dall'altro e' stato consegnato a Roberto Savi il lasciapassare per il paradiso, per la liberta' .
Errore o mossa pilotata dall'alto ?
Vedremo .

«Siamo stati arrestati nel 1994. Io sono stato chiuso prima a Forte Boccea, dove mi hanno tenuto cinque giorni e cinque notti senza bere n´ mangiare. Il sesto giorno ho detto “qui o muoio di sete o mi attacco su” (mi impicco, nda) e ho provato anche a farlo, ma ero guardato a vista e non ci sono riuscito». 

E' bello sapere che torturiamo la gente come fa Obama .
Ci fa sentire un po' Americani, e tanto orgogliosi .

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