lunedì 14 maggio 2012

A proposito di Gianni De Gennaro

Dallo scorso Giovedi', due dei feed che seguo, lievitano a dismisura : quello su Gianni De Gennaro e quello su Bernardo Provenzano .
Una cosa unisce gli articoli che li riguardano, lo smisurato odio che colpisce i due protagonisti .
Ed e' un fatto strano, perche' se il capo mafia, e' il simbolo del male assoluto e forse merita tanto accanimento, l'altro, lo sbirro che da una vita ci difende, un po' di bene, almeno se lo meriterebbe .
E' invece no .
Da giorni vengono insultati e crocifissi, come nemmeno il Bin Laden dei tempi migliori, fu .

Ecco questo e' il motivo, per cui non provo grande simpatia per i Grasso e gli Ingroia, per i parenti delle vittime eccellenti, i cosiddetti rappresentanti dell'antimafia certificata, ne' per i Saviano e i Fazio , quelli che hanno creato l'antimafia dei chiacchiaroni : con i loro slogan urlati, le loro fiaccolate, i proclami, hanno tolto a questo Paese la capacita' di pensare, di riflettere .
La spettacolarizzazione di mafia e camorra, ha incrementato il rancore ma non ci ha resi piu' coscienti .

Quelli che oggi pensano che Provenzano debba crepare in carcere, sono gli stessi che esaltano il senso di giustizia inculcatogli da Giovanni Falcone .
Quelli che credono che Gianni De Gennaro rappresenti la sorgente di tutti i mali del nostro Paese, sono gli stessi che piangono la morte degli agenti di scorta .
Non sono capaci di fare una valutazione globale degli eventi .
Per loro esiste solo la vendetta, come segno  di giustizia .

Pur non conoscendo personalmente il prefetto De Gennaro, l'ho sempre difeso, e a tratti ne ho criticato l'operato ma non la buona fede , per quanto una semplice cittadina possa farlo, perche' non dimentico quello che ha fatto per la nostra terra .
Se oggi possiamo dormire tranquilli, piu' di tutti lo dobbiamo a lui .
Parlo di decenni di storia del nostro Paese, che non vanno dimenticati .
De Gennaro paga per quello che non si puo' rinfacciare oggi, all'icona Falcone, e per l'alone di mistero che avvolge l'operato dei Mori, De Caprio, De Donno, Ganzer e quantaltri .
E questo e' profondamente ingiusto .

L'articolo di Pippo Giordano, analisi di parte, ma molto lucida ed equilibrata, che ripropongo qui di seguito, mette in luce la memoria selettiva e quel non so che di ipocrisia, che avvolgono un certo tipo di Italia :


Dico subito a scanso di equivoci che ero, sono e sarò amico di Gianni De Gennaro, oltre alla grande stima e fiducia che ci unisce. Affermo, anche se non ci sarebbe bisogno, perché tante volte reiterata, che condanno gli inqualificabili episodi accaduti nella caserma Diaz di Genova. E, sarò altrettanto chiaro nel dire che ogni violenza commessa dai miei colleghi non è assolutamente accettabile: nemmeno l'uso con brio dei manganelli. Così, come non accetto ogni sorta di connivenza, sia dei miei colleghi che dei politici, “vendutesi” alla mafia. Epperò, devo evidenziare la condanna con altrettanta fermezza, per la violenza usata ne confronti delle Forze dell'Ordine. Ed infine, condanno l'attentato ad Adinolfi.

Per i pochi che non sanno e per i tanti che dimenticano, giova evidenziare che se il nostro Paese oggi può vantare di aver decimato Cosa nostra, gran parte dei meriti sono ascrivibili a Gianni De Gennaro. Infatti è innegabile che la sua stretta collaborazione e oserei dire di amicizia con Giovanni Falcone, è stata foriera di brillanti successi alla lotta mafiosa. Posso testimoniare, non de relato, che se gli esecutori materiali della strage di Capaci, hanno un volto ed un nome, lo si deve alla lungimiranza di De Gennaro, che ebbe a costituire un team ad hoc, del quale io stesso facevo parte.

De Gennaro, così come alcuni che non ci sono più per essere stati assassinati da Cosa nostra, è stato ed è oggetto di attacchi indiscriminati, accusandolo di essere il “suggeritore” dei pentiti di mafia, di essere il regista di “vendette”, come ipotizzato nella lettera anonima dal “Corvo di Palermo”, poi peraltro risultate prive di fondamento. Ed ora, ritenuto il fautore delle violenze commesse alla Diaz. E, allora rifletto sulle analogie, ovvero, ripensando alle accuse in vita fatte a Giovanni Falcone, anch'esso correo indicato dal “Corvo di Palermo”, per poi osannarlo da morto. Ebbene, Gianni De Gennaro è vivo grazie ad una fortunosa circostanza, che ne ha impedito la sua morte: circostanza, resa possibile da chi avrebbe dovuto dare la “battuta” al commando di killers, pronti a far fuoco e che invece, ha preferito non segnalare la presenza del De Gennaro in un determinato locale. Quindi, se De Gennaro fosse perito nell'agguato, in tanti oggi, persino i suoi detrattori, lo erigerebbero ad icona martirizzata per la lotta alla mafia. No! Non funziona così. Ogni uomo è responsabile delle proprie azioni e voler a tutti i costi costruire teoremi, per denigrare ed infangare qualcuno non è corretto. E a me piacerebbe leggere che la presunzione di innocenza, come peraltro da me più volte evidenziata, anche nei confronti di mafiosi, è un diritto che appartiene a tutti e non distribuirla a piacimento. Eppoi se non erro, proprio De Gennaro è stato assolto per i fatti di Genova, dalla Cassazione.

Il mio rapporto di collaborazione con Gianni De Gennaro, è iniziato nel '82 ed è terminato nel 95, in tutti quegli anni, il nostro obiettivo era annientare Cosa nostra: in quegli anni ho conosciuto il poliziotto De Gennaro, ho conosciuto un uomo che dal giuramento di fedeltà allo Stato ne aveva fatto una ragione di vita: tutto il resto è pura fantasia.

Nessun commento:

Posta un commento