“Ha accettato di parlare con me gli ho detto che eravamo amici, mi ha preso in simpatia.Abbiamo parlato dei problemi di tutti i giorni, del lavoro, della famiglia. Era molto arrabbiato. Dal suo tono ho capito che potevo anche fargli qualche battuta in dialetto e infatti ha funzionato. Poi ho chiamato mia moglie e gliel’ho passata”.
“Paura? Fin dai primi minuti. Una cosa è immaginarsi una situazione del genere, un’altra è trovarsela di fronte”.
Ovviamente mi unisco ai cori di elogio del brigadiere, pero' torno di corsa al mio ruolo di avvocato del diavolo .
Mi pare di aver capito che, al contrario di altri Paesi , non abbiamo professionisti specializzati in materia .
Stavolta e' andata bene, perche' il carabiniere ha "azzeccato" empaticamente, la chiave di lettura del dramma .
Ma poteva andare peggio e ci poteva scappare il morto .
Questi compiti vanno affidati ad agenti che hanno studiato apposta per risolvere le situazioni che coinvolgono ostaggi .
Sono frangenti probabilmente poco conosciuti nella nostra realta', con una casistica bassa, ma che d'ora in poi, vista la crisi, sono destinati a salire , e comunque e' sempre meglio prevenire .
Quindi parafrasando il mitico De Gennaro, dico : se gli Americani ce li hanno, ci sara' pure un motivo .
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