venerdì 25 maggio 2012

Da Portella della Ginestra a Capaci Piccoli segreti e bugie del procuratore Grasso

"Ieri a Palermo - ha continuato il Capo dello Stato - abbiamo ricordato Falcone, Borsellino e tutti gli agenti e le agenti delle scorte che sono stati ammazzati nella strage di Capaci e nella strage di via d'Amelio. Però è stato giusto tornare al punto di partenza, e il punto di partenza è Portella della Ginestra, è la terra di Corleone, la terra di Placido Rizzotto: così abbiamo chiuso l'arco e noi ci auguriamo fortemente che non si debba mai più riaprire una storia di brutali omicidi e di feroci stragi di mafia. Ci sono dei pericoli, vigileremo, ma la situazione non è quella di tanti anni fa, non dico quella del 1947 o del 1948, ma nemmeno quella del 1992 : c'è più coscienza, c'è più combattività, c'è più unità tra anziani e giovani e io credo che questa sia una grande garanzia per tutti"
24 Maggio 2012

Attenzione, siamo preoccupati per la persistente gravità della pressione e della minaccia mafiosa, non la sottovalutiamo, ma ci sentiamo ben più forti che in quei tragici momenti del 1992. 
Vedete, ci sentiamo ben più forti di ieri, nel confrontarci con l'anti-Stato, innanzitutto per l'eredità morale che ci hanno lasciato uomini come Giovanni Falcone e altri lungimiranti strateghi e combattenti della lotta per la legalità che gli furono accanto.
Procedere con profonda sicurezza circa l'esito della lotta non significa nasconderci la gravità degli errori che in sede giudiziaria possono compiersi, come se ne sono compiuti nei procedimenti relativi alla strage di via D'Amelio. E in tali casi non si deve esitare a rimettere in discussione le conclusioni a cui si era pervenuti, non si deve esitare pur di raggiungere la verità.
Ma a noi oggi servono, anche per questo aspetto, verità rigorosamente accertate e non schemi precostituiti : solo così può rafforzarsi il clima di serena, responsabile e condivisa determinazione di cui oggi c'è bisogno sul fronte dell'impegno per la legalità e la sicurezza. 
23 Maggio 2012

Alla luce di quanto detto dal dott. Ingroia ieri sera, circa le dinamiche che regolano i rapporti Stato-mafia, le parole del presidente della Repubblica, che chiude, almeno virtualmente, il ciclo stragista, sono un messaggio velato ai politici di oggi .
Come illustrato in maniera eccellente dal procuratore Scarpinato, la sconfitta definitiva o perlomeno significativa della mafia, non puo' prescindere dall'identificazione dei mandanti che siedono nei palazzi della politica .
Senza voler sminuire il ruolo delle personalita' di spicco che hanno insanguinato l'Italia in questi anni, se non si portano a giudizio quelli che li guidano, processi ed eventi commemorativi, servono a poco .

La trasmissione Servizio pubblico di ieri, non ha aggiunto granche' a quanto sviluppato da Calabria ora, l'Unita' e il Sole in queste ultime settimane, ma ha avuto il pregio di portare temi delicati all'attenzione di un pubblico piu' vasto e meno avvezzo a certe cronache, con episodi che sono stati inquadrati e cristallizzati dalle parole dei magistrati presenti .

La vicenda di Attilio Manca e' il sintomo di una malattia, ovvero di quella serie di misteri che avvolge la latitanza e la cattura di Bernardo Provenzano, e che costituisce la base delle commistioni mafia-Stato .
Come scritto ampiamente in precedenza, ho seri dubbi sulla storia di Provenzano che segue il medico come un cagnolino e poi lo fa ammazzare .
Ciononostante credo che il procuratore Grasso debba dare delle risposte serie su questa e altre faccende .
Lo deve almeno a quella mamma che da tempo e con grande dignita', lo supplica in tal senso .
Provi a pensare alla sua di madre, a come soffrirebbe se si trovasse nella stessa situazione per lui .
Se vero quanto ascoltato, certe cose non si mandano a dire per il tramite di un giornalista .

Bisogna chiarire perche' il Provenzano non fu catturato quando l'allora capitano Riccio ne ebbe la possibilita' .
Sarebbe bene che il procuratore Grasso ci spiegasse come, se la famiglia Provenzano era sotto controllo continuo, e se le cronache dell'epoca corrispondono a verita', la moglie ha potuto accompagnarlo a Marsiglia , senza che il boss venisse catturato .
Come mai si tratta con un individuo che, portato dalla Guardia di Finananza, dice di appartenere ai servizi segreti e di aver lavorato per la CIA, e pretende di vendere Provenzano alla DNA ?
Perche' stiamo parlando di questo : la resa del boss Corleonese altri non e' che un passaggio di un pacco umano da una struttura all'altra .
E anche la storia del materiale genetico, smentita dal losco figuro, suona tanto come una bufala da giocatore di poker .
Anche glielo avesse portato, bastava confrontarlo con quello dei parenti maschi diretti .
Sarebbe gradito sapere come ha potuto vivere un uomo per cosi' tanto tempo, proprio vicino a Corleone, con figlio e nipote che ad intervalli regolari, e sotto l'occhio delle telecamere piazzate nel furgoncino davanti casa, davano inizio a quella catena di pacchi che servivano a rifornirlo .

Ecco se queste cose non verranno chiarite, allora le belle parole del nostro Presidente, rimarranno solo parole .
Finora ci sono bastate .
Adesso vogliamo i fatti, i mandanti .
O sara' difficile mantenere la fiducia e il rispetto nei confronti delle istituzioni .

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