Vittorio Alcamo Presidente del Tribunale di Palermo FACCIO parte di un Paese in cui i giudici improntano il loro delicato ruolo istituzionale a criteri di sobrietà, serietà e riservatezza e celebrano i valori di Falcone e Borsellino non una volta l' anno con parole vuote ma ogni giorno con il loro lavoro. In cui le sentenze sono rese nel nome del popolo italiano e la legge è uguale per tutti, siano essi poveri cristi o governatori. In cui le pene definitive vanno scontate per intero e con uguali modalità. E in un Paese in cui - devo ammetterlo - un ex potente governatore regionale (Salvatore Cuffaro) si costituisce in carcere per scontare la sua pena, dimostrando dignità e rispetto per le istituzioni. Eppure oggi mi consento uno sconfinamento nell' altra, e ben più popolata, Italia e me ne scuso anticipatamente. Quella dove, purtroppo, accade tutto il contrario e dove un imputato (Michele Aiello) condannato con sentenza passata in giudicato alla pena di 15 anni e sei mesi di reclusione per associazione mafiosa è stato autorizzato dal Tribunale di Sorveglianza de L' Aquila a scontare la pena in regime di detenzione domiciliare: per intolleranza alimentare alle fave ed ai piselli. Quell' Italia in cui, alla faccia dei detenuti comuni affetti da favismo (e da ben più serie malattie) che scontano anni di carcere, esistono disparità così evidenti da meritare la definizione di ingiustizie. Quell' Italia in cui nessuno si indigna più ed in cui si può arrivare a simili offese dell' intelligenza comune e dei diritti degli altri cittadini privi di mezzi. Repubblica 27 Marzo 2012
SORPRENDE e amareggia il modo con cui, nella lettera del giudice Alcamo del 27 marzo, viene messa alla berlina la decisione del Tribunale di sorveglianza di L' Aquila, in base alle informazioni giornalistiche sulla concessione "per favismo" della detenzione domiciliare a un condannato "eccellente" per mafia: ignorando il travaglio istruttorio, decisionale ed argomentativo, la disamina dei profili di pericolosità, del complesso quadro patologico e delle risultanze peritali e tutti gli apporti processuali posti a fondamento di tale ordinanza. Omettendo di ricordare che, nel corso del processo di cognizione, il soggetto interessato, in ragione delle sue gravi condizioni di salute, aveva trascorso senza rilievi negativi lunghi periodi sia agli arresti domiciliari che in libertà. Non limitandosi a criticare il merito del provvedimento, comunque soggetto ai mezzi di impugnazione, bensì spingendosi a qualificarlo come un' offesa all' intelligenza comune e causa di disparità ed ingiustizie. - Fabio Gianfilippi magistrato di sorveglianza di Spoleto Repubblica 30 Marzo 2012
PRECISIAMO che la lettera del giudice Gianfilippi di venerdì 30 marzo è stata scritta a nome del Coordinamento Nazionale Magistrati di Sorveglianza . Repubblica 1 Aprile 2012
Era ovvio che non poteva esserci un semplice problema di approvvigionamento di cibo, pero' la stampa lo ha posto cosi', quindi abbiamo commentato tutti di conseguenza .
Ma se un giudice fa lo stesso, vuol dire che la legislazione in materia non e' tanto chiara .
A questo punto pero', ci si chiede se la legge e' veramente uguale per tutti, o per certi mafiosi scomodi, lo e' di meno e quindi sono destinati a crepare in galera .
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