sabato 31 marzo 2018

Assad must stay

“We believe American troops should stay for at least the mid-term, if not the long-term,” 
“Bashar is staying,” 
“But I believe that Bashar’s interests is not to let the Iranians do whatever they want they want to do.” Mohammed bin Salman Time Magazine

Che Assad rimanga, è ormai una conseguenza inevitabile degli sviluppi recenti sui campi di battaglia. Il problema è in che modo . Con chi e di quanto potere potrà beneficiare.
Renderlo indipendente dagli alleati che ne hanno determinato la vittoria, portandolo piuttosto alle proprie dipendenze, è la logica più semplice da seguire per le monarchie del Golfo.
Liberarlo dalle ingerenze iraniane permette a Mohammed bin Salman di raggiungere due obiettivi. Mettere all'angolo l'odiato nemico di sempre e ridisegnare gli equilibri della regione attraverso un asse che lo vede protagonista.
Non è sufficiente un rapimento lampo a provocare uno shock stabilizzatore nell'arena siriana.
Si tratta di applicare una strategia efficace su vari fronti e nel lungo termine.
La permanenza americana è centrale nei piani sauditi perché per un verso ridimensiona la Russia e, con una gestione più lungimirante, può risultare fondamentale per abbattere Daesh.
Non passa giorno senza che i generali di Trump si lamentino per il rallentamento causato dalle incertezze del presidente. Daesh oltre ad essere un fattore destabilizzante, è lo scudo più potente di cui si serve Assad per reclamare un ruolo che vada oltre la semplice legittimazione del presidente di lungo corso.
Una volta lasciatolo al potere, affiancandogli le opposizioni addomesticate da De Mistura, ma sottratto alle grinfie degli alleati, può diventare una sorta di Hariri di Siria.
Fiaccato l'Iran su vari fronti (nucleare, isolamento politico in Libano, pressioni di vario tipo da parte israeliana), Mohammed bin Salman avrà trasformato un problema in una risorsa.
Sistemando anche la questione libica e la disputa con il Qatar, il ridimensionamento della Russia risulterà ottimale.
Nemmeno il richiamo al triumvirato con Russia e Cina, nel quale l'Iran sembra riporre speranze, dovrebbe preoccupare più di tanto.
Rimane la Cenerentola turca. Kushner avrà una strategia anche per sistemare il sultano.

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