martedì 30 aprile 2024

Costretto a tornare a Pescara

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Ci fu questo rapimento, mi pare a inizio anni novanta, di un dentista della locride.

La figlia stava nel mio pensionato. Le ancelle del sacro cuore.

In quei giorni c'era la madre in visita. Dentista anche lei.

Il colonnello della Panzacchi venne a portarle la notizia.

Del dialogo trapelò che la prima cosa che lei disse, ripetendolo anche alle suore, era che non aveva idea della situazione finanziaria della famiglia. Che si occupava di tutto il marito.

Cosa alla quale non credemmo. Sapevamo che era lei il motore della famiglia.

In quel frangente era venuto fuori il carattere straordinario delle donne calabresi. 

Tornò immediatamente a casa. 

Si trattava di uno dei primi casi di applicazione della legge di blocco dei beni.

Nel giro di un anno o poco più il marito fu liberato.

Secondo resoconti stampa la moglie era riuscita ad attivare una imponente rete di sostegno.

Nel frattempo la figlia si era trasferita in un appartamento che i genitori le avevano acquistato. 

Sostenevano le nostre fonti, i calabresi sono anche un po' invidiosi questo bisogna tenere a mente, che i genitori l'avevano viziata visto che era a un certo punto arrivata solo in tarda età.

La rivedemmo in un servizio del telegiornale regionale il giorno della liberazione.

Assieme ai genitori era uscita a salutare i compaesani riuniti per accogliere il loro dottore.

Guardala come muove il sederone. Gridammo all'unisono in sala tivvù. 

Noi ragazze formate in quell'oratorio fatto di suore e preti tanto caro a Minniti.

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