L'episodio dell'interlocuzione con il Questore di Caltanissetta, Dott. Bruno Megale, è in effetti confermato da quest'ultimo, il quale, con relazione di servizio del 1 Febbraio 2016, riferiva che il Dott. Valerio Blengini, capo reparto dell'A.I.S.I., tra il 16 e il 17 Gennaio di quell'anno, gli aveva chiesto un appuntamento, raggiungendolo quindi presso l'Hotel Baglioni di Firenze in data 25 Gennaio.
Secondo Megale, Blengini, avendo premesso di avere avuto notizia dell'indagine su D'Agata attraverso Cavacece che a sua volta l'aveva appresa da Andrea Grassi, aveva chiesto informazioni sull'indagine medesima, che poteva rendere controindicata la prevista assegnazione, al predetto D'Agata, di "un'importante incarico operativo in Sicilia".
Il questore, per converso, non si era sbottonato sui risvolti dell'indagine, rispondendo al dott. Blengini di non potere fornire alcun dettaglio in merito.
Tribunale di Caltanissetta Ottobre 2019
Io non sono uno a cui piace girare intorno alle cose, ma arrivo al sodo.
Valerio Blengini 2018 Convegno ISPI
I modi in apparenza bruschi del vicedirettore dell'AISI, possono indurre alla percezione che si serva di proposito di una interlocuzione di carattere a tratti intimidatorio.
L'approccio diretto, o anche per certi versi aggressivo, non esclude un concomitante utilizzo mirato della diplomazia. Cosa questa, che pare caratterizzare il profilo di Valerio Blengini.
L'articolo del Febbraio 2015 non racconta in dettaglio di indagini ufficialmente in corso.
Conteneva comunque abbastanza elementi per mettere in allerta sia Montante che i servizi segreti.
Il secondo passaggio di notizie da Grassi a Cavacece (per il tramite di un appartenente all'AISI che ricerche su fonti aperte individuano in un agente scelto della polizia di stato in servizio alla scientifica fino ad almeno il 2007) espone il vertice dell'Agenzia alla necessità di mettere in sicurezza l'operatività e i risultati che sarebbero compromessi da un'inchiesta giudiziaria sulla carta devastante e da un individuo (appartenente alla stessa Agenzia) che potrebbe risultare troppo compromesso.
Si osa per necessità. Si sviluppa la capacità di osare per costruire un metodo.
A quel punto Blengini, che spontaneamente (almeno così pare di capire dal resoconto delle sue dichiarazioni) si offre di andare a parlare con Megale, ha di fronte a sé due vie.
Quella di un approccio moderato girando attorno alla questione per non indispettire l'interlocutore e quindi per non compromettere il risultato dell'operazione. Oppure può tentare un approccio diretto che espone a maggiori rischi, ma potenzialmente garantisce un esito rispondente alle esigenze. L'acquisizione delle informazioni di cui lui ha bisogno per inquadrare la situazione.
Quello che ha presumibilmente innervosito Megale, è stato il particolare sull'operazione in allestimento in Sicilia. La polizia del post-Manganelli gestisce situazioni controverse o giudiziarie in maniera da ridurre l'effetto dell'impatto mediatico dei primi momenti e in attesa che si giunga a conclusione. Non esistendo evidentemente una norma che consente di procedere alla sospensione o al licenziamento, si preferisce trasferire il soggetto in strutture come l'UCIS o la scuola di polizia. O gli si chiede di fare un passo indietro.
La nozione che all'AISI stessero ancora prendendo in seria considerazione un ruolo di primo piano (addirittura in Sicilia) per D'Agata, non deve avere fatto una buona impressione.
L'approccio di Blengini ha una logica ben strutturata.
Quel poco che aveva non era sufficiente ad effettuare valutazioni.
Quando un funzionario dei servizi segreti parla di "logica di puro tentativo" bisogna tenere in considerazione che il suo compito è quello di prevenire piuttosto che d'indagare su un fatto conclamato. Questa dichiarazione da parte di Blengini non sembra orientata a sottrarsi da responsabilità o a sminuire la portata dei propri comportamenti. Piuttosto a spiegare le ragioni delle proprie mosse e le dinamiche interne all'ufficio.
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