«se, come sostenuto dai due appartenenti ai servizi segreti, l' informazione loro pervenuta sulla possibile indagine sul conto di D' Agata fosse stata veramente così generica, non si comprende il senso dell' iniziativa esplorativa condotta presso la squadra mobile nissena, in quanto, in assenza di dettagli sull' oggetto dell' indagine, non era neppure possibile supporre la commissione di reati funzionali da parte di D' Agata, tali da agganciare l' indagine, presunta, ai luoghi di pregresso servizio dello stesso».
«nell' articolazione dichiarativa di Blengini e Parente si assiste allo scollamento logico tra l' azione compiuta e la giustificazione addotta»
«È convincimento di questo giudice che Cavacece avesse assecondato il direttore Esposito, al quale D' Agata stava particolarmente a cuore, nel proposito di preservare quest' ultimo dall' indagine, e che, una volta scoperto tale retroscena grazie alla relazione del questore Megale, non rimaneva altro che imbastire una pseudo giustificazione istituzionale, nell' ambito di un patto scellerato al quale potrebbe aver aderito, lo si afferma con grande desolazione, anche l' attuale direttore dell' Aisi, il generale Mario Parente». la verità (dagospia)
Prima di formulare accuse o di manifestare semi-certezze dal tono dubitativo, bisogna passare in rassegna i fatti o rifarsi alla logica. Stiamo parlando di Mario Parente e Valerio Blengini.
Non di Topolino e del commissario Basettoni.
Lo scollamento pare esserci, come accaduto in vicende di tenore simile, tra la polizia giudiziaria e i servizi. E' prerogativa dell'attività d'intelligence approfondire informazioni in apparenza poco significative o generiche e scandagliare ambienti di vario tipo alla ricerca di riscontri più precisi.
All'inizio del 2015 c'era stata una fuoriuscita di notizie che aveva già messo in allarme l'agenzia. Caltanissetta è il luogo in cui maggiormente il colonnello D'Agata si è formato sotto il profilo professionale. Lì avrebbe instaurato un rapporto d'amicizia (o d'interesse) continuativo con Montante. Capacità professionali e reti di contatti sono fattori importanti da prendere in considerazione per un passaggio ai servizi nel caso di un appartenente alle forze dell'ordine.
Quanto profondo sia il legame o di che tipo, e questo pare essere il caso, a volte crea problemi. Il dottor Blengini è stato inviato a verificare il tipo di problema.
Per forza di cose a quel punto era in possesso di un corredo informativo sostanzioso che necessitava comunque di conferme o smentite.
L'elemento atipico di questa storia è proprio la richiesta di Blengini a Megale.
Attraverso i resoconti stampa, e anche con la sua presenza pubblica, lo conosciamo come uomo dal carattere difficile e molto determinato.
Preparato e coscienzioso.
Dal Piemonte si trasferisce in Toscana.
Compie con successo il proprio percorso professionale.
Mette su famiglia.
Anche lui ha buoni contatti. Addirittura il giglio magico.
E nonostante il salto di qualità che lo catapulta nella capitale, trova il tempo di tornare a casa per fare quattro chiacchiere con gli amici al caffè chic della Versilia.
A parte i presunti limiti caratteriali, viene fuori il profilo di un uomo intelligente ed equilibrato. Uno che calibra parole ed azioni. Un calcolatore.
Perchè uno così, dovrebbe andare nella tana del lupo e ficcarsi nei guai come è alla fine accaduto ?
Basta guardarlo in faccia per capire il soggetto.
Blengini conosceva anche bene il dottor Megale. Decisamente non il tipo da assecondare un certo tipo di richieste anche a fronte di un rapporto di amicizia.
Probabilmente da capo reparto non poteva sottrarsi ad un ordine del direttore.
E, da quanto emerso dagli interrogatori sia del dottor Blengini che del prefetto Parente, l'Aisi dell'epoca (a trazione Piccirillo-Esposito) non era affatto un ambiente facile.
In questo quadro non sembrano esserci carichi penali. Solo un'altra brutta storia, si spera ormai passata, capitata nelle segrete stanze dei nostri Bond.
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