martedì 21 maggio 2019

Tra il krinkov e l'agendina con la mente a Kafr Nabudah

Le brigate della resistenza popolare, presentate in questi giorni in assemblea a Idlib, non sono nate in seguito al recente appello di Abu Mohammad Al Joulani. Si tratta del frutto del lavoro incessante portato avanti negli ultimi mesi dai vertici di Hayat Tahrir e dal governo di salvezza nazionale alla ricerca di alleanze con tribù, società civile e vaste fette della popolazione locale.
La massiccia controffensiva in atto da ore al fianco del fronte nazionale e di altre fazioni, potrebbe essere il segnale che il messaggio è stato raccolto. Le fazioni di Euphrates Shield sono rimaste deluse dal fermo imposto dalla Turchia in attesa delle trattative con Russia e regime siriano. Vogliono continuare a combattere.

Erdogan, restio ad abbandonare del tutto il Nord,  potrebbe essere comunque tentato da un possibile scambio Tel Rifaat-Idlib, anche in considerazione di altri ambiti d'interesse.
Fatto è che, Assad è determinato a riconquistare Idlib e Putin come suo solito usa lo spettro dei profughi con gli interlocutori europei.
Se Al Joulani riesce ad organizzare un campo militare compatto e a riunire attorno a sé il consenso della popolazione in modo da evitare l'esodo in massa, può nel medio periodo fare da ago della bilancia e in ottica più ampia, mirare al governo del Paese.
Capitoli come quelli dei migranti e degli ostaggi rimangono saldamente in gestione ad Hayat Tahrir che negli ultimi mesi ha consolidato potere e raggio d'azione nel nord della Siria. Se i governi europei vogliono evitare ulteriori complicazioni a riguardo, devono andare a parlare direttamente con Abu Mohammad Al Joulani.

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