domenica 26 maggio 2019

Gli oscuri

Secondo Carta, no. 
Dopo aver analizzato per settimane - insieme al nuovo capo della sicurezza e dell’ufficio legale Massimiliano Macilenti - documenti ed evidenze interne, il direttore dell’Aise (che tra il 2016 e il 2017 era il numero due di Manenti, ma le sue deleghe non riguardavano sistemi di sorveglianza e intercettazioni preventive) ha risposto a Pignatone spiegando che, almeno “per tabulas”, lo spyware non è mai stato utilizzato. Né dagli uomini di Ultimo né da altri agenti segreti dell’Aise. 
Come mai Exodus non sia mai diventato operativo, nonostante i denari spesi per comprarlo, è un mistero. Emiliano Fittipaldi Espresso 7 Maggio 2019

Il punto è infatti capire se questo software sia stato utilizzato dai servizi e per quali indagini. Per rispondere a queste domande l' amministrazione dell' Aise ha già mandato una memoria in Procura. Massari-Pacelli Il Fatto Quotidiano Dagospia 24 Maggio 2019

...fraudolentemente intercettavano e prendevano cognizione di conversazioni e comunicazioni afferenti dispositivi telematici e di telefonia appartenenti e in uso a numerosi soggetti - in fase di identificazione - estranei a procedimenti penali e al di fuori di qualsiasi autorizzazione dell'Autorità.
....al fine di trarre profitto per sé o per altri.
....tacendo del trasferimento dei dati all'estero su piattaforme accessibili dalla rete Internet....
...il singolo utente di polizia giudiziaria che faceva accesso alla piattaforma, non era solo in grado di visionare e consultare le cartelle e i dati delle intercettazioni per il quale risultava autorizzata, ma anche quelli relativi ad altri procedimenti non incardinati presso la procura di Benevento, ...
...in concreto, risultava possibile anche l'accesso ai file di qualunque estensione presenti sui servers..
...configurazione informatica della piattaforma Exodus, che era strutturata per inviare i pacchetti di dati informatici esfiltrati dai dispositivi intercettati, direttamente sui servers utilizzati dalla E-Surv srl (cioè quelli di Amazon) che solo secondariamente sarebbero stati inviati sui server della Procura o su quelli dei partner commerciali.
...emerge chiaramente la consapevolezza da parte dell'Ansani dell'esistenza di "irrisolti problemi di configurazione"...
...è emerso con chiarezza che gli odierni indagati avevano costruito un meccanismo d'infezione basato sulla creazione di nuove applicazioni apparentemente innocue... ma che in realtà al loro interno contenevano anche il trojan virus ...
...Tuttavia come accertato dalla polizia giudiziaria...gli odierni indagati hanno deliberatamente inserito e diffuso...
...Pertanto il tenore dei messaggi, delle fotografie o delle rilevazioni GPS acquisite, portavano la PG ad escludere ragionevolmente che si trattasse di contenuti di possibile contenuto investigativo ...
...i dati non criptati delle intercettazioni venivano "salvati" all'interno di cartelle senza una struttura governata da database. Le cartelle erano organizzate per codice identificativo (di solito IMEI)...
Ordinanza Exodus

Macilenti, per i pochi che non hanno seguito il processo a Carminati, è quello al quale non risultava la vicinanza o l'utilizzo da parte dei servizi segreti .
Chissà se Alberto s'è lasciato impressionare dalla scenetta al metal detector il giorno del colloquio con l'ufficiale del Noe. Magari ne avrà comprati in gran quantità per difendere Forte Braschi dall'assalto degli inghimasi delle testate giornalistiche che lo hanno sempre molto a cuore anche adesso che è in pensione.

Arriva all'Aise l'investigatore superstar.
Si tratta di un ingresso, a questo punto potremmo con quasi certezza ribadire, che unisce le esigenze di vari settori del comparto sicurezza e sembra essere particolarmente gradito al referente politico.
Il colonnello rileva (valutazioni ovviamente sue) che l'attrezzatura dell'agenzia non è competitiva e soprattutto non gli garantirebbe di lavorare con profitto ai compiti assegnati.
L'Aise prontamente (?) gli fornisce il materiale richiesto che però finisce in soffitta.
O per lo meno è sfruttato dall'Aisi.
Al lettore della domenica già questo scenario potrebbe sembrare l'inizio di una storia a base di servizi segreti deviati. Al lettore interessato alle vicende della nostra intelligence invece, questo quadro risulta familiare. Politica, interessi, rivalità.
E ovviamente il solito carabiniere eroe ormai diventato personaggio.
Che quel programma fosse veramente necessario per le attività dell'Aise e in quanti effettivamente lo sapevano usare, è tutto da verificare.

L'invio di una memoria conferma piuttosto l'impressione che si ha se si incrociano i dati resi noti attraverso l'ordinanza di Napoli (indagine ancora in corso), le notizie non ufficiali provenienti di tanto in tanto dalla procura di Roma e lo studio di Motherboard-Security without borders.
Per il momento i servizi segreti c'entrano poco e niente con questa brutta storia.
Al di là dei chiarimenti necessari su rapporto contrattuale e tipo di collaborazione, è difficile che possano fornire elementi significativi.
Hanno rilevato che non funzionava alla perfezione senza evidentemente intuire il meccanismo messo in piedi dall'ingegnere Ansani. Per farlo c'è stato bisogno di analisi approfondite  portate avanti dai comparti specializzati di polizia, carabinieri e guardia di finanza.
Vita privata di semplici cittadini e risultanze investigative messe a disposizione di tutti i nuclei di polizia giudiziaria serviti dalla ESurv. Si può ipotizzare che Ansani volesse creare un mercato nero di informazioni o immettersi in uno già esistente.
La familiarità con un certo tipo di pratiche (hijama) e di vocabolario (garanzie funzionali) gli derivava probabilmente dall'esperienza maturata nel campo e anche da una specie di ossessione che sembrava caratterizzarne i modi.
Prima di parlare di dossieraggio o strutture parallele bisogna attendere la conclusione delle inchieste.

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