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Office of the Spokesperson
Washington, DC
September 28, 2018
The below is attributable to Spokesperson Heather Nauert:
Secretary Michael R. Pompeo hosted the foreign ministers of Bahrain, Egypt, Jordan, Kuwait, Oman, Qatar, Saudi Arabia, and the United Arab Emirates at the GCC+2 Ministerial today on the margins of the UN General Assembly in New York. The Secretary thanked the foreign ministers for their partnership with the United States. The Secretary emphasized the importance of defeating ISIS and other terrorist groups, bringing peace and stability to Syria and Yemen, ensuring a thriving and inclusive Iraq, and stopping Iran’s malign activity in the region. All participants agreed on the need to confront threats from Iran directed at the region and the United States. The Secretary and the foreign ministers had productive discussions on establishing a Middle East Strategic Alliance, anchored by a united GCC, to advance prosperity, security, and stability in the region. The Secretary looks forward to continuing these discussions over the coming weeks and months.
Foto US Army Central
L'idea di una Nato in miniatura di stampo arabo, che ha come obiettivo principale nel breve periodo la risoluzione dei conflitti medio-orientali in corso attraverso la neutralizzazione dell'Iran, ha due vizi di fondo che ne fanno prevedere il fallimento o almeno la poca utilità.
Si tratta di una struttura di tipo militare, che chiaramente mira però ad un controllo di tipo politico, che sorgerebbe sulle ceneri di un Consiglio del Golfo ormai defunto.
Difficilmente verrebbe a costituire un'alternativa migliore.
Ma ancor più grave è, pensare che la radice di tutti i mali sia da ricercare nella sola presenza iraniana in regione. Lo scacchiere medio-orientale è storicamente caratterizzato da dinamiche molto complesse, e variabili, regolate da protagonisti vari. Basti pensare al ruolo della Turchia nel processo di Astana. E' difficile prevedere che, nonostante la poca simpatia per l'Iran e i rapporti buoni a fasi alterne con gli stati del golfo, si possa lasciare trascinare in un conflitto regionale o abbandoni le velleità nelle aree d'interesse in Siria. Per non parlare della Russia.
La convinzione dell'Ambasciatore Bolton orientata al lungo periodo, che investendo di maggiori responsabilità gli arabi vuole così risparmiare soldi ed esercito americano in zona, non tiene conto del fatto che il MESA renderebbe solo ufficiale un rapporto di collaborazione già esistente. E difficilmente lo renderebbe migliore o più flessibile.
L'Egitto è praticamente parte dell'asse saudita-emiratino e la Giordania è al servizio di americani e arabi del Golfo nella misura in cui questi garantiscono ampi sussidi economici e mosse strategiche per limitare l'ingresso di profughi. Il MESA non eviterebbe una disputa simile a quella che ha coinvolto il Qatar. Proprio perché si tratterebbe di un'alleanza allargata a Paesi vicini a quelli che dominano nell'area, renderebbe la loro azione più efficace e deleteria. Oman e Kuwait, che hanno possibilità limitate rispetto al Qatar, verrebbero schiacciati da un simile progetto.
Riattivare il Consiglio del Golfo renderebbe un servizio migliore alla regione e anche agli alleati.

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