mercoledì 18 luglio 2018

La solitudine degli Interni

Quello di chiamare il giornale dell'opposizione per esporre le proprie ragioni è un trucco vecchio come il cucco. Ma l'onorevole Minniti fa colazione prima o dopo aver telefonato ai direttori di giornale nel corso della mattinata della disperazione ?

Senaldi, che è un buon conoscitore delle dinamiche politiche italiane, ha messo a confronto in modo forse un po' affrettato due ministri dell'Interno con storia differente e che si sono trovati ad operare in contesti nettamente differenti .
In quel governo nel quale puntò i piedi tanto da non andare ad una riunione del consiglio dei ministri, a quanto pare minacciando anche le dimissioni, Minniti ha radici profonde.
Basta osservarlo ogni volta che racconta con emozione il travaglio interiore e il confronto avuto all'interno del partito a proposito della questione brigatisti-compagni.
Lui ha preferito fare "takfir" in nome dell'interesse del Paese.

Salvini è stato il trascinatore elettorale dell'attuale governo. In molti gli attribuiscono il merito della vittoria.
Parliamo di un esecutivo messo assieme in maniera molto rocambolesca e per motivi distanti dall'interesse nazionale vero e proprio.
Come giustamente sostiene il direttore di Libero, l'attuale ministro dell'interno non è isolato. Ma l'intervento della presidenza della Repubblica nella vicenda Diciotti, oltre a dare la sveglia al presidente del consiglio, ha mostrato le prime avvisaglie di indicatori di solitudine che iniziano a palesarsi. Al malumore apparente dei titolari dei dicasteri che operano in stretta collaborazione con l'Interno, potrebbero sommarsi quello di ministri come ad esempio Costa, già uomo delle istituzioni, che vogliono completare il passaggio dalla fase di opposizione a quella di governo senza gli eccessi salviniani.
C'è una differenza d'impostazione inoltre, tra Minniti e Salvini.
Ed è nella strategia.
L'ex-ministro dell'Interno aveva ed ha una linea programmatica che va dall'Africa e dal Medio-Oriente fino all'Europa. Criticabilissima, ma solida. Infatti a piccoli passi ha prodotto risultati.
E soprattutto si è sviluppata tenendo conto delle altre questioni sulle quali l'Italia deve confrontarsi con le nazioni di riferimento.
Il ministro Salvini ha adottato la tattica del grande gesto urlato, come se volesse in questo modo guadagnarsi il diritto ad imporre una propria linea. Il problema è che non s'intravedono all'orizzonte nemmeno i contorni di questa linea. I governi europei conoscono alla perfezione le ragioni delle nostre lagnanze. La bufera mediatica del momento non li smuoverà più di tanto se non c'è una strategia chiara. L'autorevolezza non si costruisce con minacce e gesti eclatanti.
Solitudine per solitudine, quella di Minniti di certo non lo logorerà.
L'arte della tra virgolette maieutica è la sua arma migliore. Dentro o fuori dal PD.
Il capitano Salvini ha ancora molte sfide da affrontare prima di essere certo di non rimanere solo.


Foto Libero Quotidiano, Salvini Twitter

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