Anas El Abboubi, partito nel 2013 dalla provincia di Brescia
per unirsi al gruppo che l’anno successivo avrebbe assunto il
nome di Stato Islamico, aveva creato un proprio canale Youtube
e almeno due blogs, Sharia4Italy e Banca Islamica. Come suggerisce
il nome del primo blog, in Italia il giovane di origine marocchina
aveva persino cercato di aprire la filiale italiana del movimento
transnazionale Sharia4 , per quanto senza successo.
Ispi
Il percorso di radicalizzazione di Anas si è svolto completamente su Internet.
E’ possibile individuarne le fasi in base alle piattaforme usate.
Anche se non lo hanno mai ammesso ufficialmente, è probabile che almeno una delle due agenzie d’intelligence, lo abbia individuato e agganciato in quella che potremmo definire una fase di recupero identitario e ritorno all’Islam.
I blog e i forum, attraverso i quali si mostrava molto attivo sin dal lontano 2012, oggi sono considerati un mezzo ormai sorpassato. Ma all’epoca davano la possibilità di confrontarsi ed essere propositivi.
Anas, così come lo abbiamo anche ascoltato nel corso della lunga confessione-intervista rilasciata a MTV, voleva semplicemente proporre un modello di vita diverso, ma che poteva costituire una risorsa alla quale attingere, anche per il sistema occidentale.
La finanza islamica, i cui prodotti sono disponibili nelle banche europee, può costituire un ottimo punto di partenza soprattutto per mostrare come l’Islam sia espressione di moderazione e uguaglianza poiché esclude gli interessi frutto di malaffare.
Non ricevette risposte positive. Più che altro insulti.
Quando si recò in Questura a Brescia con una richiesta alquanto bizzarra, l'autorizzazione per una manifestazione di protesta nel corso della quale sarebbero state bruciate bandiere israeliane, era molto attivo su Facebook. Si era immerso nella letteratura salafita e nella storia tumultuosa del Maghreb. Aveva realizzato alcuni video nei quali si atteggiava a mufti ed era venuto a contatto con le realtà eversive belga e inglese.
Si destreggiava molto bene su Internet e, come molti adolescenti, non riusciva a comprendere che il mondo reale era altro. Ciò che l’impianto legislativo in qualche modo consentiva in Inghilterra a Choudary, profondo conoscitore dei meandri normativi, qui in Italia non era concesso.
Questa sua intraprendenza impressionò molto magistrati e polizia. Vincenzo Di Peso in conferenza stampa ne parlò quasi in termini elogiativi. In realtà con il senno di poi, Anas è risultato essere una delle prede facili di Daesh. Tanta rabbia in corpo e ingenuità che su Internet, dove si pensa di poter rintracciare le verità nascoste, trova sbocchi pericolosi.
Il vero punto di svolta del suo percorso si verificò quando, dopo aver ricevuto adesioni alla proposta di una manifestazione tesa a promuovere l’identità dei musulmani e le cause che li vedono protagonisti in Italia e nel mondo, si presentarono all’appuntamento in pochissimi.
Capì allora, quanto potessero essere ipocriti i musulmani e ingannevole il mondo di Internet dove la parola data non vale oro colato.
In quel momento iniziò a maturare la decisione del passaggio all’azione.
Probabilmente valutò l’ipotesi di attentato. Ma non fece in tempo a realizzarla e dopo l’arresto comprese che era incompatibile con il suo desiderio di libertà vera.
Al termine del processo fece un giro fino in Albania, dove fu respinto.
E poi finalmente in Siria.
Liberò di correre nel cielo come una rondine.
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