mercoledì 6 giugno 2018

Galeotto fu il tunisino

«La Tunisia è un Paese libero, democratico, dove non ci sono guerre, carestie, epidemie e pestilenze e che non sta esportando gentiluomini ma spesso galeotti».

Il ministro Salvini può legittimamente mantenere stile e impostazione che gli sono propri.
Nel fare determinate affermazioni però, deve sostenerle con fatti e dati che gli vengono forniti dal suo ministero. Nel caso specifico cifre, tipologia e frequenza di arrivo o transito sono gli elementi da prendere in considerazione assieme alla controparte tunisina per risolvere il problema. Questo è il percorso di istituzionalizzazione in cui lo possono affiancare e guidare i suoi funzionari.
Salvini deve inoltre tenere in considerazione che spesso e volentieri la gestione dei fenomeni che riguardano il suo dicastero non potrà prescindere dallo stretto coordinamento con i comparti della difesa e degli esteri.
Le politiche estere dell'Italia degli ultimi anni hanno sofferto una gestione improntata esclusivamente al commercio in generale e alla vendita di armi assoggettate al nostro impegno nelle missioni nelle aree di guerra. Ciò ha impedito di dettare una linea o avere voce rispetto alle grandi questioni di cui si discute a livello internazionale. L'Italia deve tornare nel grande giro e sottrarsi alle dinamiche alle quali l'hanno costretta Obama e la signora Mogherini.
Se il ministro ritiene che Orban sia un interlocutore importante è giusto che coltivi il rapporto con lui e con il suo Paese. Però l'Italia, per essere incisiva anche rispetto al problema posto dai movimenti migratori, deve tornare a dialogare in maniera efficace con i Paesi che sono al suo livello e che fanno la differenza. Francia, Germania e Stati Uniti. Salvini può giocare un ruolo importante in questo percorso.

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