I detrattori di Maiteeg lo accusano di essersi costruito, assieme alla sua cerchia, una fortuna non tanto lecita grazie, o soprattutto, all'aiuto degli italiani.
In effetti scorrendo il documento di bilancio emesso di recente, tra le tante amenità coperte da mega finanziamenti, c'è una NGO gestita da una sua fedelissima, che in linea di principio costituisce una risorsa eccellente per un Paese come la Libia, in un certo senso ancora in guerra e con la necessità di uscire da mentalità e tradizioni obsolete. Un consultorio che aiuta le donne ad inserirsi al meglio nei contesti che le vedono protagoniste. Dalla famiglia all'ambiente lavorativo.
Dopo una partenza sprint (locali nuovi e accoglienti, passaparola, pagina Facebook) se ne sono perse le tracce. Attività non pervenuta.
Non si capisce di che categoria di italiani si parli in relazione a Maiteeg.
Allo stesso modo appare molto vaga la Libia del ministro Salvini che fa riferimento al popolo, alle autorità e agli scambi commerciali e culturali.
L'impressione ricavata da questa visita lampo è che, oltre al cambio di passo per tutto quanto riguarda lo stile del ministro dell'Interno, partenza di prima mattina annunciata con largo anticipo, visita ai reparti militari, conferenza stampa (tutto rigorosamente social e live), Farnesina e Aise che lo hanno guidato attraverso il dossier Libia, stiano seguendo una linea attendista, evitando lo scontro per quanto possibile, per ridurre le distanze da Macron sulla questione politica e sul problema dei migranti.
Potrebbe essere interpretato così, il cambio di atteggiamento nei confronti di Marshal Haftar che ci snobba ma è a sua volta ancor più ignorato. Nessun contatto significativo (almeno così è parso) durante la convalescenza, l'Ambasciatore in visita quasi lo sfida a duello e Cremonesi non va più in pellegrinaggio ma viene offerta una sponda, su un'altra testata amica, all'acerrimo nemico.
Più che a mirare in concreto a realizzare gli hotspot, in un'area di difficile controllo, la richiesta del ministro pare orientata a cercare soluzioni comuni sulle quali fare convergere attori locali e internazionali. La gestione degli scenari del Sud è tanto delicata quanto difficile.
Con un Macron fortemente determinato a costruire gli hotspot su suolo europeo, la strategia italiana mira a trovare piuttosto un compromesso a metà strada.
Di pari passo potrebbero essere appianate anche le divergenze a livello politico.

Nessun commento:
Posta un commento