domenica 6 maggio 2018

جَسُّس Riflessi aragonesi

يَا أَيُّهَا الَّذِينَ آمَنُوا اجْتَنِبُوا كَثِيرًا مِنَ الظَّنِّ إِنَّ بَعْضَ الظَّنِّ إِثْمٌ ۖ وَلَا تَجَسَّسُوا وَلَا يَغْتَبْ بَعْضُكُمْ بَعْضًا ۚ أَيُحِبُّ أَحَدُكُمْ أَنْ يَأْكُلَ لَحْمَ أَخِيهِ مَيْتًا فَكَرِهْتُمُوهُ ۚ وَاتَّقُوا اللَّهَ ۚ إِنَّ اللَّهَ تَوَّابٌ رَحِيمٌ

 Secondo il capo dell’Aise, per queste ragioni e queste asimmetrie le attività di intelligence hanno un ruolo sempre più decisivo nella risoluzione dei conflitti, arrivando dove non arrivano diplomazia e guerra. Chiamarlo spionaggio sta diventando molto riduttivo. 9colonne

L’attività di monitoraggio e analisi sulla quale poggia il lavoro d'intelligence è da inquadrare oltre la semplice acquisizione di dati. Va a toccare nel profondo fatti, fenomeni e persone.
Esplora i centri di produzione delle strategie. Mente e cuore che generano le azioni.
Determina se l'intenzione è buona o cattiva nel suo complesso rispetto all'interesse che si vuole proteggere. Ciò rende speciale, ma anche delicata e soggetta a errori, la missione alla quale l’intelligence è preposta.
Quello che però spesso rimane nell'immaginario popolare, è la serie di iniziative  messe in atto a seguito delle valutazioni effettuate. Le decisioni prese dal governo e le conseguenze che ne derivano. A ciò è dovuta l’accezione negativa o riduttiva del termine spionaggio.

I famigerati, o presunti incontri del generale Manenti con il capo della sicurezza interna siriana, sono stati percepiti in maniera negativa a livello mediatico perché la notizia è arrivata nel momento in cui Assad riguadagnava terreno e prendeva ormai forma il convincimento che rimarrà al suo posto.
Dalla risoluzione di un conflitto ci si aspettano prospettive migliori rispetto a quella di mantenere al comando un uomo che massacra il suo popolo giorno dopo giorno. E comunque di conflitti risolti attualmente pochi se ne vedono in giro per il mondo. Ciò accade perchè ogni guerra diventa campo di battaglia per altri conflitti estranei al contesto. Si tratta delle cosiddette guerre proxy che vedono in prima linea le stesse agenzie di intelligence impegnate a confrontarsi per risolvere diversi tipi di problematiche.
La trattativa posta in essere dal governo italiano, certamente non l'unica in atto ma la sola ad essere smascherata, ha dato l'impressione che si volesse in maniera premeditata fornire ad Assad un mezzo per riaccreditarsi presso la comunità internazionale.
A fare le spese di una narrazione così cruda, sono stati gli apparati di sicurezza italiani.
“Ecco perché l’Italia non ha subìto finora attentati” 
è stato il verdetto caustico decretato dai circoli virtuali.
I social media non sono il termometro di una nazione, ma forniscono un'idea su come la gente ragioni a caldo e senza evidenze concrete. E soprattutto su come questi meccanismi possano rendere vulnerabile il sistema Paese verso qualsiasi tipo di criticità.

Risulta interessante a tale proposito, il modo in cui l'attuale direttore del Mossad gestisce la propria immagine in funzione dell’impatto complessivo ottenuto dai risultati del lavoro dell’agenzia.
Rilassato in uno dei suoi bar preferiti a Tel Aviv la notte prima del grande evento preparato in collaborazione con il primo ministro. Scatenato assieme alla famiglia sulle note dell’amato Shlomo Hartzi il weekend successivo.
Yossi Cohen ama molto giocare con la propria immagine per influenzare la percezione. Fattore essenziale quest'ultimo al giorno d’oggi, da integrare con i risultati del lavoro d’intelligence.
Padre, nonno, amico d’infanzia. Assiduo frequentatore di sinagoghe.
La personalizzazione della quale sovente si serve, oltre a domare l’ossessione iraniana che pare perseguitarlo, lo aiuta ad orientare il sentimento popolare.
A poche ore dalla presentazione del primo ministro israeliano, quando le ire del popolo dei social erano difficili da contenere, il governo ha reso noti alcuni dettagli operativi sulle modalità con cui l’impresa è stata realizzata. In quel momento tutti hanno inneggiato a Yossi Cohen e il Mossad è uscito da quell’imbarazzo al quale la politica lo aveva costretto.
In questo caso l’attività d’intelligence intesa come mera sottrazione di dati, spionaggio classico proposto da film e romanzi, è tornata utile al Mossad che è così riuscito in maniera silenziosa a prendere le distanze da una presentazione giudicata da più parti sopra le righe.
L’immagine serve anche a inviare messaggi forti.
Gli scatti dell’abbraccio tra lo stesso Cohen e il generale Halevi, sapientemente distribuiti nel giorno del cambio d’incarico del responsabile dell’intelligence militare, non hanno forse modificato il convincimento che tra i due ci fossero state forti divergenze su impostazioni strategiche. Sono comunque serviti a evitare che s’incrinasse il rapporto di fiducia tra governo, popolazione e apparati di sicurezza.

Consapevolezza e conoscenza di fenomeni e meccanismi costituiscono il supporto necessario a sviluppare una percezione corretta della narrazione della storia attuale.
Un bagaglio di critical thinking per uso domestico, che insegna ad analizzare una notizia partendo dalla credibilità della fonte, può aiutare il cittadino a fare valutazioni appropriate e ad essere parte integrante di quel sistema di cui l’intelligence è al tempo stesso ispiratrice e utilizzatrice.
Il cambio di passo fatto registrare dai servizi italiani a seguito dell’introduzione della riforma e grazie alla guida dell’Ambasciatore Massolo prima, e del prefetto Pansa poi, è stato caratterizzato anche da maggiore apertura e disponibilità .
Una personalizzazione in forma attenuata, più adatta alla realtà italiana, potrebbe facilitare il rapporto con il cittadino. Un utilizzo più frequente del carisma e dell'esperienza di figure di spicco come il generale Manenti e il generale Parente per promuovere l’interazione con un pubblico più vasto, unitamente al ricorso a comunicati stampa ufficiali per fare chiarezza su controversie che creano scompiglio anche a livello internazionale, può sicuramente favorire l’educazione e la consapevolezza del cittadino.



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