martedì 1 maggio 2018

La vita com'è

Contrariamente a quanto molti sostengono, è stato più Wissam bin Hamid a trarre beneficio dalla figura di Haftar che il contrario.
Un giovanotto che ha tenuto i piedi in molte scarpe difficilmente passerà alla storia come ribelle, jihadista o qualsiasi cosa lui volesse rappresentare.
Di diversa opinione dev'essere Abdelhakim Belhadj che ha messo a disposizione della famiglia telecamere e microfoni per ufficializzare la morte di Wissam in seguito ad un'offensiva aerea emiratina. Il fratello Qais avrebbe trascorso, secondo un documento dei servizi segreti capitato per puro caso tra le mani di un reporter italiano del Guardian, un periodo di cure in Abruzzo.
La notizia del decesso era stata data dal colonnello Al Mismari nel Gennaio dello scorso anno.
A pochi giorni dal ritorno di Marshal Haftar, l'effetto desiderato evidentemente era quello di sottolineare che del generale non c'è più bisogno.
Dovrebbe essere piuttosto il contrario. Tanto più che, oltre a Derna, il LNA deve dare una stretta su altre aree di difficile controllo come quelle del Sud.
L'accelerazione che francesi ed egiziani intendono imprimere al processo politico richiede inoltre che il generale si crei una base elettorale ampia in grado di guardare oltre Tobruk. Visto che un governo da lui guidato dovrebbe essere in stile Al Sisi, come auspicherebbero i suoi sostenitori internazionali, lo sbocco più naturale sembrerebbero essere gli ex gaddafisti che tra l'altro oggi si sono detti entusiasti dell'incontro con Ghassan Salame. Non è un'ipotesi entusiasmante, ma la più adatta ad una fase di transizione necessaria a risollevare la Libia dai danni fatti dagli altri governi.
Haftar può unire il Paese molto più dei suoi denigratori e oppositori.

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