venerdì 18 maggio 2018

La sfiga dei capireparto

L’inchiesta della squadra mobile nissena ipotizza che il primo anello della catena delle fughe di notizie abbia visto in azione Andrea Grassi, ex dirigente della prima divisione del Servizio centrale operativo della polizia, anche lui è indagato. Grassi avrebbe parlato con Cavacece, che attivò Esposito. Ed Esposito avrebbe parlato con Schifani, Quindi, un altro passaggio ancora: dall’ex presidente del Senato al professore Cuva. Da Cuva al colonnello Giuseppe D’Agata, l’ex capocentro della Dia di Palermo poi passato ai servizi segreti, oggi è agli arresti domiciliari: l'ufficiale avrebbe ricevuto indicazioni pure dal suo superiore, Esposito.repubblica

Ho sempre sostenuto che la dicitura caporeparto per un dirigente dei servizi segreti era obsoleta oltre che poco opportuna. Viene confermato che non porta nemmeno bene.

Da una lettura molto veloce delle porzioni di ordinanza che riguardano il ruolo avuto dai vertici dei servizi in questa vicenda, a me pare che non ci siano malafede né trame oscure da parte loro.
Se fossero stati parte del cosiddetto sistema Montante, che bisogno c'era di fare arrivare la notizia al colonnello D'Agata attraverso Cuva, visto che il senatore Schifani l'aveva appresa dal generale Esposito che l'aveva già comunicata al suo caporeparto ?
L'allora direttore dell'Aisi si era evidentemente attivato per capire se ci fosse dolo da parte di D'Agata nei confronti dell'agenzia innanzitutto. Inoltre le intercettazioni su un dirigente possono mettere a repentaglio una enorme mole di lavoro. Di certo il generale Esposito non poteva andare dal magistrato e informarsi come ha fatto il generale Saltalamacchia in occasione dell'indagine sui carabinieri della Lunigiana. Mossa che tra l'altro si è rivelata un boomerang.
Quindi ha cercato informazioni su più fronti. Non è dato capire in che termini si è rivolto al politico siciliano, ma il senatore Schifani poteva di certo aiutarlo.
Presumibilmente il dottor Megale ha ancora il dente avvelenato, se così si può dire, nei confronti dei servizi segreti. Mandare il dottor Blengini in esplorazione, in virtù della conoscenza decennale, era la mossa più logica. Se ci fosse stata malafede da parte dell'allora caporeparto, non avrebbe insistito nel momento in cui il dottor Megale a inizio Gennaio del 2016 aveva evidentemente opposto qualche scusa per non incontrarlo. Non si comprende esattamente cosa abbia indispettito Megale e se effettivamente le richieste di Blengini fossero sospette o fuori luogo.
Il vice direttore è persona molto accorta e proviene dalla polizia.
Giova ricordare che questa inchiesta è una costola di un'altra per la quale non si era riusciti a provare il concorso esterno per Montante. Presumibilmente le sue entrature nei servizi avevano destato sospetti. E' normale comunque che i vertici dei servizi segreti vadano alla ricerca di contatti e frequentazioni in certi ambienti. Montante era ben conosciuto. Non lo avrebbero intervistato su Gnosis nel 2012 (link ) se su di lui ci fossero stati sospetti pesanti. E la foto con Arnone pubblicata su una rivista siciliana (link ) risale al 2014. Si tratta di legami di cui un servizio segreto è a conoscenza.
Mi riprometto di leggere con più attenzione l'ordinanza. Però a me pare il solito pasticcio sorto attorno ai nostri servizi segreti il cui operato è sconosciuto ai più.
Soprattutto a forze dell'ordine e magistratura.

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