Se la dichiarazione del ministro fosse stata montata dai media come si faceva ai tempi in cui il brand terrorismo era sfruttato a dovere da molte categorie, avrebbe potuto costituire un trigger potente per un soggetto del tipo di Alhagie Touray. Un'affermazione che ha il sapore quasi di elogio nei confronti di Al Adnani, fatta dal ministro che può essere percepito come responsabile delle proprie disgrazie (un anno a spese dello stato, ma comunque solo e senza certezze in un Paese straniero, renderebbe disperato chiunque), può indurre all'azione se il terreno è stato preparato con cura da un periodo anche breve di radicalizzazione.
Daesh ha creato un modello adatto alle persone semplici e disperate. I disadattati.
Un modello d'impatto immediato e di relativamente facile esecuzione.
Adatto a tutte le situazioni. Non ad uso esclusivo dei musulmani.
Scagliarsi con un van sulla folla è comunque più facile che preparare un attentato secondo le modalità prescritte da Al Suri.
L'ideologia è stata recepita anche dalle menti raffinate. L'esecuzione è alla portata di tutti.
Soprattutto dei più spericolati o di quelli che non hanno molto da perdere.
L'altra caratteristica di questo modello è che si presta facilmente all'amplificazione su Internet.
Rimane nel tempo e si sposta nello spazio.
Abu Hasan al Muhajir ha dedicato parte del discorso di qualche giorno fa agli attentati in occidente. Ma il pezzo forte era rivolto al medio-oriente. Sapeva perfettamente che ormai i lupi solitari in Europa, o anche le microcellule, si muovono senza nemmeno tanto bisogno di appelli.
Per fare sì che Daesh si rigeneri al più presto, adesso ha bisogno del nemico sunnita.
Arabia Saudita, Iraq, Siria.
Ha parlato delle elezioni in Iraq, ma il riferimento era alla democrazia in generale.
E infatti a Tripoli oggi lo hanno ascoltato.
Nel giorno dell'anniversario della morte di Bin Laden e mentre sarebbe stato in visita il ministro dei patti amico delle tribù.
Coincidenze.
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