sabato 21 aprile 2018

I cordoni della borsa

L’homme fort de l’est libyen demeure le chef des services de sécurité et directeur de cabinet d’Haftar, Aoun Ferjani. Mais l’Égypte et les Emirats Arabes Unis qui tiennent les cordons de la bourse préfèreraient Abdessalam Al-Hassi, chef des opérations à l’Etat Major et probable successeur. mondafrique

Rome currently wants to include Haftar into a political and diplomatic solution to the crisis, after the tensions brought about by Italy’s rising activisms in the country and the establishment of the military hospital in Misrata. In the wake of this effort Rome opened a consular office in Tobruk in June 2017. Aldo Liga Ifri

In situations where fragility is manifested in open conflict, such as Libya, Yemen, South Sudan, Iraq, Syria, and Afghanistan, an inclusive government based on power-sharing offers the most viable path to peace. Such powersharing is inherently difficult, but Northern Ireland, a rare case of an OECD society faced by the problems that routinely beset fragile states, offers an encouraging example: power-sharing worked fairly well following a period of bitter conflict. In this case, the design of the institutions was critical as they reduced the scope for conflict (as we discuss further below). Contexts vary enormously, but often international actors have considerable scope to bring much greater pressure on the parties than has been commonly used to date, through sanctions and aid suspensions, to accept a power-sharing formula. International Growth Centre

Dopo aver compreso che, secondo i desideri russi, la sua sarebbe stata una presidenza a tempo corredata da power-sharing, e anche dopo l’annuncio pubblico dato da De Mistura della sconfitta di cui l’opposizione siriana avrebbe dovuto prendere atto, Assad è partito a testa bassa con una serie di attacchi coordinati dalle milizie sciite su scuole e ospedali.
Terminati tutti o quasi, gli jihadisti a disposizione a Sednaya (quelli che, allo stesso modo di Mohammed Hayder Zamman, furono liberati a cadenza regolare e secondo le esigenze), non gli rimaneva che massacrare i civili per affermare la propria legittimità.
La retorica sulla risoluzione del conflitto irlandese, tanto cara agli inglesi, mal si adatta alle guerre attuali. Troppo frammentate e con ingombranti protagonisti stranieri.
Di certo però, la fragilità del quadro generale nel quale si svolgono gli eventi, deve fare riflettere sull’opportunità di avviare un processo di democratizzazione troppo frettoloso.

L’eventuale uscita di scena di Haftar fa tirare un sospiro di sollievo un pò a tutti i sostenitori internazionali. Le velleità politiche del generale mal si coniugano con il processo di riconciliazione.
E i problemi evidenziati all’interno del suo esercito da molti mesi ormai, preoccupavano circa la tenuta del territorio e il contenimento del pericolo islamista.
Contenimento è la parola chiave per emiratini ed egiziani per impedire la deriva dell’Islam politico che potenzialmente arriverebbe a sconvolgere anche i destini delle monarchie del Golfo.
Gli europei, in particolare l’Italia, non vedono di buon occhio uno status quo di natura esclusivamente militare (il modello Al Sisi) perché non risolve le loro ansie riguardo ai problemi causati da terrorismo e migrazione incontrollata.
La cosiddetta soluzione politica è in effetti la più ragionevole, se solo ve ne fossero le condizioni.
In presenza di un governo in apparenza molto debole, come si mostra quello di Serraj, e con all’orizzonte poche speranze di stabilità garantita da riconciliazione ed elezioni, non rimane che lavorare sullo status quo nella speranza che non duri molto e che nel frattempo le posizioni (soprattutto quelle dei backers) si avvicinino.
La fratellanza musulmana, la cui retorica può affascinare ma nasconde orizzonti oscuri, s’insinua nelle pieghe causate da debolezza e frammentazione.
L'approccio "multitrack" intrapreso dal ministro Minniti si è mostrato d’indubbia efficacia, ma l’emergenza del momento è di trovare un degno sostituto del generale Haftar.
Al di là dei rapporti di forza tribali e dei legami intessuti negli anni con gli interlocutori importanti, in particolare con Abu Dhabi nella persona dell’Ambasciatore Otaiba, è bene tenere presente le caratteristiche dei candidati.
Dai resoconti e dalle biografie a disposizione, Al Hassi sembrerebbe una figura ottimale.
Oltre al vantaggio di provenire dalla Cirenaica, possiede quelle caratteristiche utili a risanare la situazione dell’LNA. Rispetto ad Al Ferjani, molto sbirro, presenta grandi capacità di controllo e relazionali grazie all’uso accorto del patrimonio informativo posseduto. Dovrebbe essere favorito anche rispetto ad Al Naduri che sarebbe fortemente voluto da Aquila Saleh ma è poco popolare tra i suoi uomini.
Risulta interessante da parte di Al Naduri, l’iniziativa intrapresa nelle ultime ore a favore della tribù Ashraf che non dovrebbe comunque marginalizzare i Madkhali.
Ma che potrebbe costituire un orientamento per il futuro.
Il modo più efficace per trovare una soluzione allo stallo è il dialogo diretto tra i backers.
Per questo motivo è di fondamentale importanza che l'Italia ripristini una relazione più ragionevole con il presidente Al Sisi e operi un leggero shift rispetto alla disputa del Golfo.
Un dialogo più consistente con Arabia Saudita ed Emirati Arabi è altresì necessario.

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