lunedì 15 gennaio 2018

The italian trail

Si parla molto in questi giorni, specie sui media italiani, della condanna a morte decretata in Iran per Ahmadreza Djalali. Si tratta di un esperto in medicina dei disastri che collaborava anche con l'università di Novara e aveva ottenuto la residenza in Svezia dove attualmente vive ancora la famiglia. L'accusa è di spionaggio per un governo straniero.
Nella fattispecie sarebbe stato ingaggiato dal Mossad per fornire informazioni che avrebbero portato alla serie di uccisioni di scienziati impiegati nel programma nucleare. Nel periodo in questione (2010-2012) l'agenzia era guidata da Meir Dagan prima, e Tamir Pardo successivamente. A dirigere questo tipo di operazioni, almeno stando alle informazioni fatte circolare quando divenne volto noto al pubblico dopo la nomina a consigliere per la sicurezza nazionale e capo del Mossad, c'era Yossi Cohen.
Djalali venne arrestato nel 2016 e dopo essere stato torturato gli furono estorte delle confessioni che in seguito rinnegò. Il fatto che sia entrato tranquillamente in Iran, in apparenza senza preoccuparsi delle conseguenze, ha fatto gridare al complotto. Potrebbe però anche avere avuto rassicurazioni in proposito. Nel 2009 un altro scienziato iraniano aveva ceduto alle lusinghe americane e si era rifugiato negli Stati Uniti dopo essere partito per il pellegrinaggio alla Mecca. Pagato profumatamente per le informazioni fornite, e sottoposto a programma di protezione, all'improvviso ebbe il desiderio di rientrare a casa. Tornato in Iran, venne incarcerato e processato. Un paio d'anni fa ne è stata eseguita la condanna a morte. Gli sviluppi della vicenda hanno fatto pensare ad una sua presunta attività come agente doppio.
Tra gli scienziati uccisi c'è un altro caso in apparenza atipico.
Masoud Ali Mohammadi fu ucciso nel 2010 da una bomba piazzata su una motocicletta mentre stava recandosi al lavoro. Le informazioni passate da Djalali lo avrebbero riguardato.
Caso atipico perché secondo amici e familiari non era impegnato nel programma nucleare ed era un tipo tranquillo. Ahmad Shirzad,suo collega ed amico con il quale aveva trascorso un periodo di studi nel 1991 a Trieste (foto), ha sempre ribadito che la sua uccisione non aveva motivazioni chiare. C'è da registrare il fatto che Shirzad all'epoca era un sostenitore di Mousavi e fiero oppositore di Ahmadinejad. I suoi figli vennero anche arrestati.
Si è parlato di interrogatori avvenuti in Italia.
Secondo la moglie, ad un collega tratto in arresto in Inghilterra nel 1984 vennero fatte domande su Ali Mohammadi. Un altro nel 1986 sarebbe stato trattenuto e interrogato per 48 ore dall'MI6 in Italia a proposito delle attività scientifiche di Ali Mohammadi. Lo scienziato ucciso, si sarebbe sentito seguito e filmato nel corso del pellegrinaggio alla Mecca effettuato assieme alla moglie nel 1987.
Difficile ricostruire queste vicende poiché le varie versioni fatte veicolare attraverso la cerchia di conoscenti e familiari sono evidentemente in parte orchestrate dalle agenzie di intelligence chiamate in causa.
Pare credibile pensare però, che di tutti i movimenti in atto in Italia e all'estero, riguardanti i personaggi legati in qualche modo all'Italia, fossero di certo a conoscenza i nostri servizi segreti. E' anche possibile che abbiano avuto qualche ruolo o per lo meno abbiano fornito informazioni utili.

Mi scuso per eventuali inesattezze.
Molte informazioni su queste vicende si trovano su fonti aperte in farsi.
Gli strumenti disponibili in rete rendono la traduzione in maniera approssimativa.


Nessun commento:

Posta un commento