giovedì 4 gennaio 2018

Portraits

What is more, Hezbollah’s decisive move to dislodge Syrian militants militarily put the LAF in a precarious situation, as Nasrallah managed to turn the operation in Jroud Arsal into an all encompassing media campaign. In a move that proved uncomfortable for the LAF, Hezbollah portrays itself as the major force capable of rolling back Syrian Islamists, clearly showing how the Shi’ite militia is actually less bound by domestic institutional and politico-military limitations than some factions of Lebanon’s new government might have hoped. kfcris

L'operazione ad Arsal è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha indotto Mohammed bin Salman a prendere provvedimenti. Non è un caso che il King Faisal Centre abbia elaborato uno studio dettagliato sulla vicenda.
Quando Saad Hariri sostiene che il suo governo è tenuto assieme dall'obiettivo comune del bene del Libano riuscendo così ad accantonare le enormi differenze interne, dice una mezza verità. Tutti s'impegnano a fare gli interessi del Paese purchè questi sostengano anche i propri e quelli del loro partito. Arsal in tal senso ha costituito un modello.
E' parzialmente vero che gli Hezbollah hanno fatto la parte del leone costringendo l'esercito ad intervenire verso la fine. Nasrallah come al solito ha messo in piedi una imponente macchina mediatica per uscirne eroe. Ma Arsal è stata una tra le tante operazioni messe in atto in estate che, assieme all'attività di lobby in America, aveva il preciso scopo di convincere Trump a non tagliare i fondi al Libano, così come ha fatto di recente con le nazioni unite e il Pakistan. Da uomo d'affari Hariri aveva compreso che Trump si limita a gestire il suo Paese come un'azienda. Se non si ha una visione politica non si può essere nemmeno in grado di capire l'importanza strategica del sostegno al Libano. Prima che il suo Paese ci rimettesse le penne, il primo ministro ha costruito una narrazione tale da evitare il collasso.
In questo contesto ha preso forma l'idea di Arsal con il generale Ibrahim e il generale Aoun che hanno finalizzato l'operazione in una specie di accordo nemmeno tanto tacito con gli Hezbollah. D'altra parte con un equilibrio politico così precario, agli apparati di sicurezza non rimane che agire di conseguenza.
Il problema rappresentato dall'Iran è che ha ormai costruito una rete d'appoggio in medio-oriente, che va ben oltre gli Hezbollah, difficile da individuare e smembrare. In Siria si guarda solo ai gruppi jihadisti sunniti, ma la pattuglia sciita proveniente dall'AfPak è imponente.
Alle monarchie del Golfo non rimane altro che cercare di stroncare il mostro iraniano per non permettergli di destabilizzare ulteriormente la regione. Devono tenere però in debita considerazione la situazione politica dei singoli Paesi nell'area.

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