martedì 9 gennaio 2018

L'anno terroristico che verrà

L'aspetto significativo del messaggio diffuso nel tardo pomeriggio di ieri da Al Qaeda Central, che è solita occuparsi anche delle traduzioni nelle varie lingue, è la comparsa nella versione originale in arabo (non in quella inglese) della dicitura قاعدة الجهاد في الشام .
E' la prima volta che l'organizzazione terroristica riconosce ufficialmente l'esistenza di una branca siriana di Al Qaeda la cui guida è presumibilmente affidata ad Abu Hammam visto che quest'ultimo è stato incaricato di rappresentare la formazione locale all'interno del tribunale chiamato a dirimere le controversie tra i qaedisti siriani e Hayat Tahrir al Sham. Nel contesto di un comunicato che vuole essere una chiamata alle armi generale, ma rivolta soprattutto ai combattenti di Siria in un momento molto delicato del conflitto, viene ribadito l'orientamento di Al Qaeda di dedicarsi con maggiore determinazione alla conquista territoriale per formare una base dalla quale far partire attacchi terroristici su scala globale.
Sul fronte Daesh l'esigenza è quella di ricostruirsi una credibilità con ogni mezzo. Dalla guerriglia ai lupi solitari. Contrariamente a quanto molti pensano, i circuiti virtuali del gruppo sono ancora molto attivi. E' logico quindi aspettarsi sia attacchi diretti che ispirati.
Per i comparti antiterrorismo e le agenzie d'intelligence attualmente l'insidia maggiore deriva dalla ricerca di informazioni circa reti e collegamenti. I verbali d'interrogatorio di Tarik Jadaoun pubblicati nei giorni scorsi dai giornali belgi hanno evidenziato come i foreign fighters, e gli stessi apparati di sicurezza dei Paesi in cui sono detenuti, tendono ormai a veicolare informazioni che possano fornire loro dei vantaggi. Contraddittori e non sempre corrispondenti a verità. E' meglio quindi confrontare i dati recenti con quelli provenienti da altri canali e valutarli attentamente nel contesto di riferimento.

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