giovedì 2 novembre 2017

I giochi iraniani di Pompeo (e quelli de noantri)

Non c'era alcuna necessità di fornire al pubblico ulteriori elementi di valutazione sull'attività di al Qaeda.
L'anticipazione passata al solito Joscelyn, che ha sottolineato in maniera puntuale le connessioni tra l'Iran e al Qaeda, è la dimostrazione di quanto fuorvianti siano state le parole di presentazione del direttore della Cia e quali sono i veri motivi della pubblicazione degli Abbottabad files.

Giorni fa è stato espulso dall'Italia uno dei cosiddetti imam itineranti.
Del cenacolo cioè, riconducibile a Bilal Bosnic.
Chi segue le vicende legate al terrorismo di matrice fondamentalista e il lavoro dell'antiterrorismo ricorderà come nel periodo di massima allerta e propaganda di Daesh, i media italiani si siano trasformati in un teatro per tutti i protagonisti in negativo del panorama jihadista. Non passava giorno senza che venissero strombazzati particolari morbosi delle vite dei foreign fighters italiani. Interviste in continuazione a personaggi come Bosnic, Choudary, Sergio. Ogni tanto veniva leakato e sottoposto a massacro mediatico il profilo, con annesso nome e cognome, di qualche convertito italiano monitorato dall'antiterrorismo. Spuntarono contractors che giuravano non solo di averlo conosciuto, ma di aver fatto anche amicizia con al Baghdadi. Le prime pagine erano tutte dedicate a personaggi di un certo tenore. Il lettore medio italiano non si è reso conto di come in un certo senso veniva usato.
In maniera molto simile a quanto era accaduto con al Qaeda ai tempi di Bin Laden e Al Zarqawi, i riflettori su Daesh sono serviti piuttosto a creare un clima di ostilità e sospetto attorno all'Islam e ai musulmani. Difficile dire se ci sia stata una cabina di regia unica e una strategia ben precisa . Fatto è, che molti di quelli che hanno contribuito a realizzare lo scenario, poi li abbiamo ritrovati ai tavoli ministeriali e nelle sedi universitarie. Di sicuro parte degli apparati governativi, nei ministeri e nell'intelligence,  hanno avuto un ruolo attivo nel mettere in atto la strategia mediatica del terrore legata a Daesh.
Capi di forze dell'ordine e direttori d'intelligence non si sono sottratti al meccanismo.
Chi ha avanzato agli americani la richiesta di mettere sulla hit list dei terroristi Anas el Abboubi, non poteva non conoscere i rischi legati ad una mossa del genere. Una reazione poco pacifica. Eppure ha voluto tentare l'azzardo. Evidentemente la posta in gioco era alta.
In misura minore la stessa cosa è stata fatta con i migranti e i foreign fighters.
20000-30000. Si fa a gara a chi spara la cifra più alta.
Quelli che combattono in Siria ne sorridono perchè persino per loro, tra morti, rapiti e gente che ha cambiato zona di guerra, è difficile fare una stima realistica dei foreign fighters.
Spingere sul pedale della paura di un Paese è comunque parte del gioco .

Ma quello che sta facendo Pompeo con i file di Bin Laden, evidentemente in accordo con il presidente, è qualcosa di più. Strumentalizzare così tanto il lavoro dell'intelligence a fini politici, oltre ad umiliare dei servitori dello stato, può andare a minare in maniera seria la sicurezza nazionale. Specie se, come ormai siamo stati abituati dall'era Trump, non c'è una strategia a lungo termine. Il solletico all'Iran può finire in un bagno di sangue infinito.

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