There are unconfirmed reports about the involvement of foreign actors and governments in the assassinations through local proxies. With ISIS rapidly declining, international attention has turned more heavily toward the threat posed by HTS in Idlib. But instead of conventional military operations similar to the anti-ISIS campaign, a different approach is perhaps being used to eliminate HTS’s persons of interest without disturbing the conflict’s delicate dynamics.chathamhouse
Sheikh Al Julani non poteva agire in maniera differente .
L'ingresso della Turchia ha allontanato il pericolo del caos.
Però ha sbagliato a mobilitare e quindi a esporre, per le battaglie in corso contro Daesh e Assad, i migliori comandanti di cui dispone. Parecchi ne ha persi.
Difficile credere alla teoria dell'inside job fatto in maniera mirata.
Almeno a giudicare da come ne parlano i combattenti sui social.
Alcuni sono stati uccisi dai servizi segreti della stessa Turchia e di altri Paesi interessati all'indebolimento di Hayat Tahrir al Sham. Altri sono stati eliminati da vecchi nemici di gruppi avversari. E altri ancora dai qaedisti insoddisfatti della piega soft del nuovo corso del gruppo.
Poi è spuntata la grana Zenki che ha causato diverse defezioni.
Al Julani doveva immaginare che nessuno, nemmeno la Russia, voleva uno scontro diretto a Idlib e che avrebbero tentato una strategia simile. Ha sottovalutato inoltre le divisioni che sarebbero state create dalla sua decisione di scortare i soldati turchi all'interno delle aree liberate. A dispetto dell'enorme lavoro fatto dagli imam sui campi di battaglia, Sheikh al Farghali è stato uno dei più efficienti ed attivi, i malumori persistono.
Abu Mohammed si è preoccupato maggiormente, come ha sempre fatto, di non perdere il supporto del nucleo storico di Nusra. Per questo motivo tiene ancora il comando generale ad interim di HTS.
Sa benissimo che lui è il numero uno anche quando non lo è ufficialmente. Ma stavolta è diverso. Se si va alla resa dei conti finale, l'obiettivo è Al Julani.
Questo è il modo di ragionare di molte agenzie d'intelligence impegnate nell'area.
E quindi vuole rimanere numero uno di nome e di fatto.
Dovrebbe piuttosto cedere il comando generale al più presto ad una figura distante da lui.
Sheikh Al Talli è il personaggio ideale. Ha grande carisma e conoscenza sia in campo religioso che militare. E' un uomo che unisce. E nel corso degli anni libanesi non si è mai allineato alla leadership di Nusra. Alcuni parlano di ruggine tra lui e Al Julani. Il ramo libanese di Nusra è sempre stato un corpo a se stante rispetto al resto del gruppo.
Con uno come lui al comando, i vertici nella loro interezza riguadagnerebbero credibilità e consensi. E Al Julani potrebbe dedicarsi con più tranquillità alle operazioni militari, lasciando le mediazioni con gli altri gruppi e i contatti con i notabili delle tribù e con le amministrazioni civili al comandante generale. Altrimenti il piano iniziale, di far procedere di pari passo la tenuta militare del terreno e la deradicalizzazione del gruppo attraverso l'allontanamento degli estremisti, si rivelerà un fallimento. E quindi una disfatta sul fronte di guerra.
Bisogna vedere come si muoverà Putin al di là di Sochi.
Nessun commento:
Posta un commento