lunedì 9 ottobre 2017

A casa di Sheikh Darwish

L’attesa per una possibile invasione di Idlib ha fatto quasi passare sotto silenzio l’intensa azione militare che da giorni Hayat Tahrir sta portando avanti nella zona settentrionale di Hama. Sono state rovesciate molte posizioni dell’esercito di Assad ed è stato sequestrato un buon numero di armi e veicoli militari. Oggi c’è stato l’ingresso in un villaggio chiave per il transito di uomini e merci di ogni tipo situato tra Hama e Idlib. Abu Dali è il regno delle tribù guidate da Sheikh Ahmed Darwish. Un fedelissimo di Assad nelle cui mani era stato lasciato ogni potere gestionale dell’area nord-orientale di Hama. L’attacco deve avere sorpreso anche lui che come tanti era convinto che l’attenzione dei vertici militari di Hayat Tahrir fosse interamente rivolta a Idlib. Grande accortezza strategica da parte di Al Julani, il cui gruppo è l’unico che per il momento non sta risentendo del taglio delle forniture belliche causato da eventi contingenti regionali ed internazionali. Molte formazioni sembrano essere in profonda crisi. Hayat Tahrir ha adottato l’orientamento di Nusra di puntare principalmente su donatori privati e ha accumulato le armi in attesa del momento giusto. A giudicare dalle richieste di sangue giunte nelle ultime ore da parte degli ospedali della zona, il contraccolpo per le truppe di Assad deve essere stato pesante.

E’ interessante notare come Al Julani e i suoi uomini stiano recuperando terreno anche grazie a un’attenta strategia mediatica, basata sulle evidenze provenienti dai campi di battaglia, e alla ricerca paziente di dialogo con interlocutori che potremmo definire non convenzionali, come la Russia e la Turchia . Subito dopo l’annuncio dato da Erdogan dell’imminente invasione di Idlib, nel quale si specificava che i russi avrebbero fornito appoggio aereo, tutti i gruppi di ribelli e jihadisti che di solito siedono ai tavoli di Astana, si sono visti costretti a smentire a gran voce la circostanza che avrebbero collaborato con la Russia. Nonostante abbiano chiarito che l’unico alleato credibile per loro era la Turchia, una larga fetta della popolazione e molti combattenti si sono uniti ad Hayat Tahrir. I media del gruppo jihadista nelle ultime settimane hanno usato una comunicativa molto efficace per contrastare la tesi dei bombardamenti russi dovuti esclusivamente alla decisione di HTS di non volere posare le armi. Tutti hanno chiaro ormai che l’intenzione è di lasciare la Siria nelle mani di Assad e che gli accordi sulle de-escalation zones altro non sono che una maniera per legittimare lo sterminio di civili da parte di assadisti e russi. In tutto ciò, i ribelli e gli jihadisti che si sono prestati al gioco e speravano che la partita di Idlib si chiudesse in pochi giorni, sono apparsi come i veri traditori della rivoluzione. Alla fine Hayat Tahrir ha stretto un accordo che è strumentale all’implementazione del patto di Astana ma se n’è tenuto ampiamente fuori. E può adesso sperare di trasformare quel piccolo patto in una collaborazione a lungo termine. Gli altri gruppi invece sono parte integrante di quell'accordo.
Altro dettaglio importante, che scardina la retorica di Mohammed bin Salman circa le reali intenzioni dell’Iran, è la relativa facilità (le trattative vanno avanti da diverse settimane) con cui la Turchia ha accettato un inizio di dialogo. I Paesi che fanno parte del blocco sciita, o che ruotano nella loro galassia, hanno certamente interessi forti da portare avanti, ma con loro è molto più semplice interagire. Per questo motivo Al Julani aveva ottenuto risultati importanti attraverso l’accordo delle quattro città. Iran e Turchia limitano le proprie richieste ai campi d’interesse. I sauditi invece tendono ad intrecciare vari scenari per mantenere una solida sfera d’influenza sull’interlocutore. E’ un particolare importante da vagliare per i Paesi occidentali che dovrebbero ripensare al modo in cui impostare il rapporto con entrambe le galassie.

*La mappa della situazione nelle principali aree di conflitto in Siria è stata creata dal criminologo belga Jens Hittrien con dati raccolti da fonti aperte che risalgono a metà pomeriggio di domenica.

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