domenica 17 settembre 2017

She walks like she don't care

una manipolazione delle carte giudiziarie per alzare il livello di un’inchiesta — che aveva e ha fondamento — affinché fosse affondato l’allora primo ministro. Colpendolo attraverso il suo punto debole, un padre discusso, con il vizio di muoversi in modo inappropriato sfruttando la posizione conquistata dal figlio.

Abbiamo richiamato decine di volte alla necessità di una democrazia normale, in cui l’autonomia della magistratura e il lavoro di tutti gli organi inquirenti vengano tutelati. Ma dove i cittadini abbiano diritto a un giudizio equo, senza inquinamenti e in tempi ragionevoli: tutti i cittadini, inclusi i leader politici. Calabresi

In ogni caso, dire che l’inchiesta portava a Renzi non era ammettere un complotto, ma comunicare un dato di fatto, alla luce della lettura data dal Noe delle prove raccolte nell’ultimo mese.
Travaglio

ma gli altri due erano veramente matti. Scusi, matti no, erano esagitati, non mi piaceva neanche il rapporto con l’autorità giudiziaria che avevano, perché a me avevano detto: “Dottoressa, lei se vuole ha una bomba in mano, lei se vuole può far esplodere la bomba”».«Il colonnello De Caprio mi disse: “Lei ha una bomba in mano, se vuole la può fare esplodere”». Fanfani: «Ma in riferimento a cosa?». Lei: «Ma cosa ne so? Cioè, io non lo so perché erano degli agitati. Io dovevo lavorare su Cpl Concordia, punto, su quest’episodio di corruzione. Dissi ai miei, “prima ci liberiamo di questo fascicolo meglio è”. Nel frattempo, secondo me, il colonnello pensava che io chissà cosa potessi potuto fare, forse il burattino nelle sue mani, io non lo so cosa avesse in mente».repubblica

I colleghi la ricordano anche per le bilance della giustizia tatuate su entrambe le scapole e per l'affido condiviso del cane con l' ex marito. Nel 2015 è diventata presidente regionale dell' Anm, il sindacato delle toghe. Nello stesso anno, il primo Csm dell'era renziana l' ha votata all' unanimità procuratore capo di Modena. Amadori


La dottoressa Musti aveva una bellissima chioma nera che le incorniciava il volto e completava questa suo essere in apparenza un tantino aggressiva. O almeno poco malleabile.
Chissà se il buon Amadori, sempre attento ai dettagli che contano, ci sa raccontare il perché del cambiamento.

Il colonnello De Caprio, stando agli stralci pubblicati, si è espresso come forse ha fatto il carabiniere di Venezia quando ha comunicato al suo comandante o al magistrato, la scoperta di un kosovaro che sarebbe entrato e uscito dall’Italia per combattere in Siria.
E quando ricapita a uno della territoriale di fare un figurone del genere con informazioni che di solito sono monopolio dell’Ucigos e dell’Aise?
De Caprio è abituato a condurre indagini che, almeno sotto il profilo mediatico, sembrano più da Fbi che da carabiniere straccione, come ama definirsi lui. Eppure ha sempre questo modo fanciullesco di presentare se stesso e il proprio lavoro. Da esagitato.
Che stia su un prato verde ad ascoltare messa o in un’aula di tribunale a raccontare di quando andava a trovare la fidanzatina palermitana, lui usa sempre questi toni a metà tra San Francesco e Che Guevara per renderci partecipi delle vicende di cui gli chiediamo conto.
Il colonnello De Caprio in un modo o nell'altro è sempre presente nelle nostre vite.
Non come il Mancini perennemente nascosto chissà dove o a mangiare con gli amici , tanto che uno passa il tempo a chiedersi se sia veramente così come lo descrivono i giornali o magari anche peggio. Ultimo è l’uomo del popolo a disposizione dei media. Un po’ ci è. Molto ci fa.  Basta fare la media di quello dice e fa, per capire com’è.

E d'altra parte se un'inchiesta rischia di far cadere il governo, è bene che chi la coordina faccia valutazioni opportune prima di procedere. E che ne sia a conoscenza chi di dovere.
Di Legami ci ha in fondo rimesso le penne per un dettaglio del genere.
Ma può un magistrato con decenni di esperienza sulle spalle rimanere a bocca aperta di fronte ad un carabiniere esagitato? Non faccia l’offeso il colonnello se lo si definisce così. Ha l’età giusta per ammettere i propri limiti senza temere che si trasformino in un atto d’accusa. E se la stesura dell’informativa era un po’ rozza o poco lineare, e l’operato del Noe deficitario nel suo complesso come pare di capire, perché non segnalarlo subito ma aspettare invece una convocazione?  Queste sono le questioni sulle quali bisogna fare assolutamente chiarezza.
Poi magari il comandante generale può rispondere anche alla mia mamma che continua a chiedere insistentemente in che maniera lui si passa le giornate.
Bisogna condividere le responsabilità!!!  Tuonava tempo fa il buon Travaglio, paladino impenitente del carnefice di Siria.

E leggendo certi editoriali che potremmo definire sopra le righe, se non proprio deliranti, la mente non può che tornare ai tempi in cui uomini degli apparati d’intelligence telefonavano alle redazioni dei giornali. Bisognerebbe fare chiarezza sul perché, e chi, vuole fare credere all’Italia intera che siamo in clima da colpo di stato. Non è bastato forse urlare urbi et orbi che per colpa dei migranti (o meglio, di come la situazione viene mal gestita o non gestita affatto) la gente stava per scendere in piazza con i forconi?

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