mercoledì 6 settembre 2017

Radicalizzazione uguale Ribellione

In the Spanish case the involvement of women in Islamic State is mainly related to the promise of a life in the caliphate, of a foreign terrorist fighter whom they hope to marry, or to the frustration of not being able to lead a life in keeping with their expectations in their place of residence. It is, however, a complex process in which other factors of various kinds play a part. Thus the role of these women has focused on their willingness to participate in the jihadist project in the occupied territory, assimilating the doctrinal roles mentioned in the organisation’s texts, which continue to be highly conservative. This does not entail that amid the decline of the caliphate in the Middle East their functions in the West will not evolve towards a more active role in the preparation and carrying out of attacks. The use of women in operational activities of a suicidal nature has proved to be a win-win strategy for the organisations, providing they are not arrested before achieving their goals realinstitutoelcano

Il ruolo avuto da Sheika Moza nella ridefinizione delle dinamiche dinastiche della casa reale del Qatar, è indicativo di quello che è il ruolo della donna nelle società arabe e islamiche in particolare.
Dopo aver modellato a suo piacimento lo spazio che le spetta in ambito familiare in base a quanto decretato da Allah, Subhanahu wa ta'ala, la donna proietta la propria influenza in ambito sociale e politico. L'ossessione di certi osservatori occidentali per quella che secondo loro sarebbe una collocazione secondaria della donna musulmana all'interno della società di riferimento, deriva dalla scarsa considerazione che da noi si ha per il "mestiere" di moglie e madre, ormai quasi dato in comodato a tate, istituzioni e nonne. La donna musulmana trae linfa e potere dal suo essere al servizio della famiglia.
Le donne di seconda generazione, ma anche le convertite, percepiscono il modo in cui le loro madri si sono adattate alle nostre società, rinunciando spesso al velo e facendo loro il dogma secondo il quale le donne per essere emancipate devono essere innanzitutto indipendenti e quasi in conflitto con l'universo maschile, come un tradimento dei propri valori religiosi e delle tradizioni culturali dei Paesi d'origine.
Il processo di radicalizzazione, conseguente alla crisi identitaria, diventa così naturale espressione di ribellione contro quel sistema di vita che impedisce alle ragazze musulmane di essere se stesse secondo un sistema proprio che inizialmente sembrava perfettamente integrabile con quello in cui vivono. Ma che il tempo ha mostrato essere piuttosto un progetto irrealizzabile, visti gli ostacoli opposti dalla società.
La retorica di Daesh si inserisce sul sentimento classico del noi contro voi, in questo caso declinato tutto al femminileche si sviluppa in seguito al senso di frustrazione provocato dalla negazione del diritto ad indossare il burka, dalle difficoltà incontrate a scuola o nei luoghi di lavoro per piccole richieste legate ai doveri religiosi o anche all'essere prese in giro in luoghi come piscine e spiagge quando si indossa il burkini.
La partenza per le terre d'Islam, oltre ad essere l'unica soluzione adatta a sanare il senso di frustrazione, è un dovere religioso. Daesh è abile nel trasmettere il messaggio e nel far si che l'idea di hijrah/jihad sia necessariamente associata alla sottomissione al califfo.
Ha suscitato molta sorpresa, l'uscita recente di una pubblicazione in inglese dedicata alle donne da parte dei talebani. Alcuni hanno obiettato che è paradossale che tale iniziativa provenga da un gruppo che impedisce alle donne anche di imparare a leggere e scrivere. I talebani non sono una formazione omogenea. Anche loro hanno capito l'importanza del ruolo della donna in guerra e soprattutto del modo con cui arrivare a loro.
In un certo senso si sono mostrati più all'avanguardia e aperti dell'Occidente perchè hanno compreso quali sono i bisogni delle donne senza volerli imporre come ormai accade da noi.

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