martedì 19 settembre 2017

حماة# e un'insidia chiamata Hamza

E' partita questa mattina l'ennesima offensiva su Hama.
A guidarla sono Hayat Tahrir e Turkistan Islamic Party.
Significativo il fatto che siano riusciti nell'intento di non lasciare trapelare anticipazioni come accadde per altre battaglie perse proprio a causa di qualche soffiata proveniente dall'interno. Memori del tradimento di Zenki che, avendo conservato le chiavi di accesso alle comunicazioni tra i vertici del gruppo di al Joulani, se n'era servito per esporre controversie e contraddizioni, inducendo così diverse fazioni ad abbandonare HTS, e privi ormai di quelli che erano doppiogiochisti piuttosto che alleati, l'effetto sorpresa ha lasciato sul terreno diversi morti e feriti tra gli eserciti al soldo di Assad.
E le informazioni diffuse ora per ora sono centellinate e distribuite esclusivamente dal comando centrale. In questo modo non si rischia di compromettere l'esito delle operazioni nei vari teatri.

Lo scopo non è tanto quello della vittoria finale ma di una tenuta complessiva, che si spera duri per almeno qualche giorno, in grado di lanciare un messaggio ad Erdogan, i cui uomini sono entrati ad Idlib da alcuni giorni in ottemperanza allo schema di de-escalation stabilito ad Astana, e anche ai gruppi come lo stesso Noureddin Al Zenki e Ahrar al Sham che si erano adoperati, evidentemente su suggerimento dei sostenitori occidentali, per smembrare il gruppo attraverso tattiche che potremmo definire non convenzionali. Non riuscendo a sconfiggere Hayat Tahrir sul piano militare, viste le straordinarie qualità e i mezzi sui quali possono contare, hanno messo in piedi su Twitter e nelle piazze di Idlib un'intensa campagna di influenza tesa ad allontanare i gruppi jihadisti ma anche ad alienare le simpatie della popolazione. La strategia è riuscita in parte, visto che sono fuoriuscite poche migliaia di combattenti, e prosegue a pieno ritmo il progetto di amministrazione civile lanciato da Abu Jaber. Attualmente è in fase di realizzazione in almeno quattro centri.
Gli altri gruppi invece stanno ancora lavorando alla creazione di un esercito unico assoggettato al governo ad interim. Giungono però notizie che li vedono sottoposti ad enormi pressioni per abbandonare l'idea. Lo smantellamento della base americana Zakaf, nel sud est della Siria, conferma la volontà di consegnare il territorio nelle mani delle milizie che supportano Assad, e quindi di voler chiudere la partita a suo favore nel più breve tempo possibile. L'opposizione e i ribelli che solitamente siedono ai tavoli di negoziato dovrebbero aderire al piano e lasciare ogni velleità che abbia come scopo la rimozione del dittatore.
La battaglia di oggi si sta rivelando una straordinaria macchina di PR per al Joulani, poichè dimostra che se Hayat Tahrir, come esposto da alcuni leaks, era incline a collaborare con l'Iran, gli altri gruppi che vanno ad Astana a trattare con russi e iraniani, sono a maggior ragione dalla parte del torto.
Oggi gli aerei russi hanno bombardato alcuni ospedali civili.
Tre infermiere avrebbero perso la vita.
L'intera operazione dovrebbe restituire credibilità e alleati ad HTS in quanto rappresentante della rivoluzione siriana e rallentare i piani di De Mistura.

Dopo il messaggio di Hamza bin Laden, che aveva rilanciato l'ipotesi della morte di Ayman al Zawahiri, o almeno di un allontanamento tra i due, è invece arrivato anche quello del medico egiziano che ha toccato vari teatri di guerra. Dal continente africano alla penisola araba. Aree cioè, in cui al Qaeda non guadagna territorio in maniera eclatante, ma dove lo spirito rimane alto e i qaedisti hanno molta presa sulla popolazione. La figura di al Zawahiri è in tali contesti un potente catalizzatore.
A questo punto è logico supporre che i due si siano suddivisi i compiti. O meglio il globo.
Hamza ambisce ad arrivare ai giovani in occidente, infatti lupi solitari e microcellule sono stati il tema principale dei suoi ultimi comunicati, e a riallacciare il rapporto con la terra di Sham dove c'era stata una rottura molto brusca tra i giuristi di Nusra e al Zawahiri. In Siria comunque soggiornano ancora soggetti vicini al vecchio leader qaedista, ma stentano a ricostituire una struttura forte.
Fonti autorevoli, vicine ai vertici siriani di entrambi le fazioni, ribadiscono che allo stato attuale c'è ancora una netta separazione tra Hayat Tahrir e al Qaeda, ma sempre ottimi rapporti. La tirata rivoluzionaria dell'ultimo discorso di Hamza potrebbe voler tendere ad un riavvicinamento concreto.

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