giovedì 31 agosto 2017

Gioco di squadra

“We besieged the terrorists from three sides, and we did not let them know where they were attacked from. The element of surprise led to their collapse. We did not arrest anyone because they were either killed or fled to Syrian territories.” 

Gen. Joseph Votel, commander of US Central Command, on Wednesday congratulated the Lebanese military on the operation’s success.arabnews

Foto Ahmed Falah


Dopo i bombardamenti dei convogli in viaggio verso Deir El Zour, si era sparsa la voce, oggi smentita, del congelamento dell'invio di armi all'esercito libanese da parte degli americani.

L'espulsione di Daesh è stata possibile grazie al coordinamento tra esercito libanese, Hezbollah, esercito di Assad e militari russi. Un gioco di squadra ben calibrato su meccanismi posti in essere da anni ormai. L'esercito americano ha preso la palla al balzo per farsi bello contro Daesh e mettere in scena il teatrino della ramanzina ai russi nel comunicato finale.

Al governo libanese interessa riconquistare territorio per evitare che la guerra siriana arrivi dentro casa. Quel territorio che governa grazie anche all'appoggio degli Hezbollah.
Poi, che Daesh sia stato sconfitto del tutto, come hanno ribadito all'unisono governo ed esercito, quello è tutto da vedere. I campi profughi sono un alveare difficile da maneggiare.
E finchè non verrà risanata l'economia, il malumore, specie tra i giovani, fa da inevitabile cornice alla società libanese.
Al presidente Trump interessa sconfiggere il nemico Daesh. O almeno tenerlo vivo ma sotto controllo. Quindi la versione della telefonata di congratulazioni del generale Votel è sicuramente credibile.
I problemi sorgono nell'arena politica.
Fornire supporto finanziario e militare ad un governo che si appoggia ad un gruppo caratterizzato come terroristico, è decisamente una posizione scomoda da mantenere.
Infatti al primo ministro Hariri, Trump avrebbe detto che il rifornimento di armi è assicurato a patto che diminuisca la dipendenza dagli Hezbollah e vengano scongiurate le intrusioni iraniane. Tutto ciò è anche in linea con i tagli decisi da Mattis. Armi e quattrini solo a chi se li merita.

Che il piano complessivo per la Siria sia quello di mantenere Assad al potere, lo conferma anche la notizia data da alcune frange del Free Syrian Army, di aver rigettato una richiesta da parte del governo giordano (emissario americano per eccellenza nella regione) di cedere le armi all'esercito siriano nelle zone desertiche della Badia.
A questo punto, visto che gli Hezbollah (forza politica e di popolo eletta in parlamento) sono parte dell'impianto, non c'è bisogno di penalizzare il Libano. Basta chiedere al governo di tenere a bada Nasrallah e i suoi. Impresa facile da realizzare visto che Aoun ha molta presa su di loro e gli Hezbollah per il momento si accontentano di piccoli scorci di gloria come quelli forniti dal riposizionamento di terroristi con famiglia. E' bene invece che gli iracheni si accontentino del corposo supporto ricevuto, ma che lo facciano anche fruttare. Vittorie militari a parte, devono finalmente ricostruire una società che non lasci spazio all'estremismo e alla violenza.
In qualche modo si riuscirà anche a sistemare la questione dell'influenza iraniana.
Chiedendo magari aiuto ad Oman e Qatar che sono perfettamente in grado di evitare così, una non necessaria guerra in Libano.

Sono dinamiche queste, che il generale Votel conosce bene e per questo motivo ha fatto buon viso. A Capitol Hill vedono il medio-oriente da un oblò e frignano per un pugno di voti e di quattrini.
Il presidente Macron, che sembra voler prendere il posto dell'America che non c'è più in medio-oriente, potrebbe invece aver capito il gioco. E decidere di farne parte o anche di dirigerlo.


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