Altrettanto i lobbisti da tastiera che hanno colto l'occasione per tessere le lodi dell'espulsione.
I dialoghi del ceceno rientrano nella media di questo tipo di casi. Non è da escludere che si sarebbe veramente fatto esplodere in Italia o che avrebbe convinto moglie e
amici. Che avesse legami nel nostro Paese e in Belgio, o che sia vera la storia della partecipazione all'attentato di Grozny, è relativamente importante. Si tratta più che altro di narrazioni buone a lanciare la conferenza stampa. Oggi basta conoscere un paio di persone in rete per andare in guerra o per portare la guerra in Occidente. Di certo costui, e anche i tunisini, non facevano la differenza, in positivo, nel nostro Paese. Il loro è un caso che permette di affermare che l'espulsione è un provvedimento davvero efficace e necessario.Ma per quanto riguarda uno dei fratelli Mustaqi (dati anagrafici e profilo sui social sembrano corrispondere a quelli dell'arrestato) siamo in presenza di un ragazzo integrato che magari si è messo appresso a Bombataliev e ne ha ripetuto i proclami e per il quale l'espulsione, oltre a essere ingiusta, sarà ulteriormente dannosa. In Albania, se non si mette a coltivare un campo di marjuana, alzerà la bandiera nera sulla sua casetta così l'omino dell'Aise l'avvista e ne dà notizia all'amico giornalista.
Quando l'espulsione va a colpire individui borderline che vengono reimmessi in un circolo vizioso che tornerà ad influire negativamente sulla vita del nostro Paese, o si accanisce sulle seconde generazioni che hanno forti legami con l'Italia e che dai social rimangono a testimoniare a parenti e amici l'ingiustizia dell'atto e la poca trasparenza, facendogli assumere così il significato di rastrellamento o pulizia etnica, essa si ritorce contro il sistema nel suo complesso come un boomerang.
Però visto che attualmente la priorità è comprarsi i sindaci libici con i duecento milioni dell'unione, è difficile che in altri settori vengano adottate politiche migliori.
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