sabato 8 aprile 2017

Rules do apply

Non si può immaginare di cacciarlo via, perché si sa che la potenza militare di Assad esiste, quindi la cosa più ragionevole, che lo stesso Trump ha detto in modo molto pragmatico e serio, è che Assad è il presidente della Siria e dobbiamo fare i conti con lui, con l’obiettivo che il negoziato politico porti alla sua uscita di scena. 

Espugnando Raqqa in primo luogo e colpendo Al-Qaeda, Al-Nusra e Daesh. Al tempo stesso mantenere un contatto permanente fra America, Russia, Turchia, Arabia Saudita e Iran. Se questo contatto continua o riprende a funzionare, c’è la possibilità di una soluzione di lunga durata. Formiche

Il Presidente Frattini è tra i pochi in grado di fare valutazioni accurate.
Ma gli manca comunque la prospettiva dal terreno.
Così come manca all'esperto del CNR che, giustamente nell'immediatezza dell'attacco chimico, esortava ad aspettare i risultati delle analisi a fronte di immagini che non lo convincevano. I medici non hanno chiaramente rispettato i protocolli quindi potrebbe non trattarsi di sarin, diceva.
Quei medici quasi tutte le notti, e questo è l'ennesimo attacco nell'arco di poche settimane, chiedono sui social indicazioni. Mostrano foto. Descrivono i sintomi.
Ci sono ospedali che hanno continuato a lavorare a ritmo incessante dopo tre bombardamenti di fila. Alcune strutture sanitarie sono situate all'interno di cave.
E anche l'analista nostrano, che in tivvù si vantava di essersi rifiutato di scrivere un articolo perchè gli mancavano dati esatti, sa perfettamente ma non dice, che l'orientamento da suggerire al governo che deve prendere decisioni importanti, dipende dagli interessi delle lobby che finanziano il suo think tank e gli pagano lo stipendio.
Il mercato della geopolitica ha regole ben precise alle quali nemmeno l'Italia può sottrarsi.

La cosiddetta soluzione politica non è altro che la cacciata di Assad.
Concordata, ma sempre di cacciata si tratta.
Anche accettasse, l'esperienza insegna che di lui non ci si può fidare.
Così come non ci si può fidare di quelli di cui lui si serve e che si servono di lui.
C'è inoltre bisogno di un governo stabile che goda della fiducia della gente e sia sostenuto da un apparato di sicurezza compatto e affidabile. Quelli che siedono ai tavoli di De Mistura sono siriani giusto per passaporto. Persino il consiglio degli imam risiede all'estero. Hanno tutti una percezione rarefatta e non proprio disinteressata della realtà siriana.
Al Qaeda e Daesh non scompariranno mai dalla Siria e nemmeno dalla faccia della terra.
Ed è poco rispondente alla realtà parlare ancora di Al Qaeda e Nusra.
Piuttosto vi sono affiliati di Al Qaeda che non contano tra le loro fila solo elementi criminali e che possono essere di aiuto per cercare di ripulire la scena.
Quando Al Julani si affacciò in Siria per dare forma a quello che era un suo progetto piuttosto che di Al Baghdadi, si unirono a lui persone dalle frange più svariate della popolazione. Oggi le famiglie cenano alla sera aspettando i propri cari che tornano dallo stesso combattimento ma hanno affiliazione diversa. Ahrar al Sham, Hayat Tahrir, Jaish Al Islam e tanti altri. Ci sono padri le cui figlie hanno sposato un qaedista. Non si tratta di cavernicoli così come ce li immaginiamo. Hanno viaggiato e studiato. Si servono della tecnologia per stare a contatto con il mondo. Non è difficile parlare con loro. Hanno un obiettivo che è quello di liberare la Siria dall'oppressione. C'è chi vuole un governo della sharia e chi si accontenta purchè non arrivi un altro dittatore.
Non c'è bombardamento che possa cambiare questa situazione.
Nemmeno le variazioni demografiche volute da iraniani e hezbollah sono in grado di interferire in queste dinamiche.
Se si vuole veramente costruire una Siria nuova dalla cui stabilità dipende quella del medio-oriente e del mondo, allora bisogna tenere conto dello scenario attuale e di tutte le varianti che lo influenzano.
Quella che sarebbe stata un'idea di Nicola Calipari, decisamente poco fattibile all'epoca, può diventare realtà prendendo ad esempio il pragmatismo di Walid Jumblatt e del generale Ibrahim, che con Nusra hanno condotto trattative svariate volte in condizioni di emergenza, e trasformandolo in un piano a lungo termine. Non è un percorso semplice ma può evitare errori irreparabili.
Se per contatto permanente s'intende lasciare agire ogni Paese o gruppo in autonomia, sarebbe il caso di incoraggiare i Paesi del Golfo a prendersi maggiori responsabilità. Un utilizzo lungimirante della coalizione militare guidata dal generale Raheel Shareef potrebbe essere un primo passo.

Nel frattempo Moqtada Sadr ha lanciato un appello ad Assad affinchè si dimetta e ha esortato tutti gli eserciti stranieri a lasciare la Siria. Chissà se seguono il consiglio.

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