giovedì 20 aprile 2017

Incontri a Doha

Si continua a parlare sui circuiti social di presunti incontri in corso in Qatar tra rappresentanti dell'amministrazione americana e l'ufficio politico di Hayat Tahrir Sham.
Tra gli argomenti che renderebbero fattibile una collaborazione diretta tra i due, e quindi la rimozione dalla lista terroristi di Ayat Tahrir, c'è la fusione con Ahrar al Sham che è già supportato da Cia e dipartimento di stato e classificato come vetted group.
Per fusione si intende che i combattenti di Ahrar devono dichiarare la bay'ah (patto di alleanza e totale ubbidienza) ad Abu Jaber che è il comandante generale di HTS. Questo passo comporta un problema doppio con la Turchia, che considera Ahrar al Sham una specie di esercito personale, e con gli stessi combattenti di Ahrar. L'America ha comunque argomenti a sufficienza da far valere con i turchi e a quanto è dato sapere all'interno di Ahrar non vi dovrebbero essere resistenze a ricongiungersi ad uno dei loro ex. Il secondo problema riguarda obiettivi e condizioni imposte dagli americani.
Come ribadito spesso da Abu Mohammed al Julani ai tempi di Nusra, i musulmani non scendono a compromessi sulla legge di Allah e tantomeno sul sangue versato dai musulmani stessi in guerra. Sarà improbabile quindi che Zaid al Attar dopo Doha si vada a sedere a Ginevra. Tanto più che, come appare ormai chiaro, si tratta alla fine di convegni farsa nella speranza che in un modo o nell'altro Assad se ne vada. Ma il tipo di governo della Siria del post-Assad è un obiettivo a lungo termine sul quale al momento si può anche soprassedere. Altro punto importante sul quale Sheikh Al Julani non ha mai ceduto, e presumibilmente questo è lo stesso orientamento giuridico di Abu Jaber e del consiglio di giudici di HTS, è l'accettazione di sostegno condizionato che così non può essere più considerato aiuto nemmeno se offerto da musulmani. Ai tempi di Nusra Sheikh Al Julani preferiva fare affidamento sulle risorse dei territori sotto il suo controllo, sugli armamenti sequestrati e su finanziamenti provenienti da tutto il mondo ma non da agenzie governative proprio perchè ponevano delle restrizioni ben precise più che normali condizioni. Gli altri gruppi invece adottavano una interpretazione più flessibile accettando armi e finanziamenti a seconda delle condizioni. C'è una valutazione di tipo più pratico che il comandante Al Julani sottometteva a queste sue valutazioni e alle deliberazioni del consiglio giuridico di Nusra. Le condizioni imposte da turchi e americani solitamente sono tali da lasciare loro decidere quali battaglie e in che occasioni combattere. Il che equivale praticamente a perdere la guerra. Attualmente l'ottica dell'America è leggermente cambiata. Pur essendo interessata solo a contenere il problema piuttosto che a risolverlo in maniera definitiva, potrebbe comunque lasciare mano libera visti i risultati ottenuti finora sul campo. Su diversi fronti i ribelli non riescono ad avanzare ma neppure perdono terreno. Un esercito compatto costituito da Ahrar e Tahrir, e da tutti gli altri che seguiranno, può garantire il successo militare che farà da traino ad una soluzione politica. Dovrebbero incoraggiare verso questo tipo di collaborazione anche le notizie di un Ayat Tahrir quasi completamente ripulito da Al Qaeda e che può fare da baluardo a quello che, a dispetto delle chiacchiere irachene di un improbabile patto Daesh-alQaeda, dovrebbe essere il vero progetto al quale Sheikh Al Zawahiri sta lavorando da tempo. Una formazione qaedista siro-irachena che raccoglierebbe i fuoriusciti e gli insoddisfatti sia di Daesh che di Nusra e altri gruppi satellite.
Interessante è anche il ruolo di primo piano che va assumendo sempre più il Qatar attraverso queste sue mediazioni con gruppi coinvolti in conflitti chiave dall'Afghanistan alla Siria. Se da un lato l'Oman è l'interlocutore per eccellenza in caso di conflitti tra governi e istituzioni, il Qatar si è ormai ritagliato il ruolo di traghettatore per i gruppi che venivano un tempo considerati semplici criminali o terroristi. Anche quando si tratta di rapimenti, le mediazioni sono essenziali per fare comprendere loro l'importanza di passare da foreste e deserti ai palazzi del governo.

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