mercoledì 26 aprile 2017

Fuori dal tempo

Al Zawahri lives outside time and and speaks as if Al Qaeda still that strong in the world as well as in Syria. Al Qaeda ended indefinitely.

Saleh al Hamwi è uno di quelli che si unì a Nusra non appena Al Julani scese in Siria. Era già molto attivo ai tavoli delle commissioni di discussione politica che si andavano formando via via che la rivoluzione si sviluppava. Poi ci fu il distacco da ISIL e Al Baghdadi. Un distacco drammatico non tanto perchè toglieva uomini e dava luogo ad una faida senza fine, ma perchè apriva una profonda crisi all'interno di un movimento che fino ad allora aveva tenuto fede ad una metodologia e ad una interpretazione che non vedeva alternative al di là delle normali schermaglie tra capi carismatici come al Zarqawi e Bin Laden.
Saleh al Hamwi e Abu Mariya Qahtani pagarono con la messa al bando all'interno di Nusra la foga con la quale lanciarono l'allarme circa il dovere di non solo prendere le distanze ma anche combattere Daesh fino alla scomparsa. Al Julani non se la sentì di aprire un ulteriore fronte di guerra e li rimpiazzò con quelli che oggi chiedono la sua testa. Un paio di anni dopo capì che era venuto il momento di tagliare il cordone ombelicale con al Qaeda. Sapeva già che la guerra combattuta in Iraq contro l'invasore americano nulla aveva a che vedere con la resistenza contro il dittatore. Come ribadito nel corso di un'intervista ad Al Jazeera questa è la battaglia per la sopravvivenza di tutti i sunniti. E va condotta localmente senza i legami e i rancori che la storia di al Qaeda si porta dietro.

Il messaggio di Al Zawahiri ha avuto reazioni miste.
Gli insofferenti di Hayat Tahrir Sham, che non si rassegnano ad un nuovo corso di lotta di stampo patriottico, hanno preso la palla al balzo per sparare di nuovo accuse contro Al Julani. Sanno benissimo di non poterne battere l'autorevolezza e il carisma in modo leale.
Gli altri per lo più indecisi, che hanno comunque compreso la scelta di Al Julani, hanno rispolverato la storia qaedista elogiando i padri fondatori.
Al Zawahiri ha fatto tenerezza e pena un pò a tutti. Un signore in fuga, costretto a ripararsi sotto l'ala protettrice dei servizi pachistani, che rispolvera una retorica vecchia per sfuggire ad una transizione fisiologica. A ribadire le sue tesi, con una tempistica perfetta, è arrivata ieri la rivendicazione dell'attentato di San Pietroburgo. Una sigla sconosciuta che fa riferimento ad un sufi leggendario. Imam Shamil. Hanno tenuto a far sapere che l'attacco è stato perpetrato sotto le direttive di Ayman Al Zawahiri. Un specie di invito ad Al Julani a tornare sui suoi passi e a passare dalla lotta nazionalista a quella islamista come fece all'epoca Doku Umarov.

Al Qaeda è morta ormai in tutto il mondo.
Rimane il marchio buono per i ragazzi senza speranza pronti a partire per combattere e per i politici in cerca di voti.
In Siria ha ancora un ottimo bacino di utenza ma frastagliato e roso da lotte intestine.
La perdita di Abu Khair ha evidentemente risvegliato i timori di Al Zawahiri di perdere il suo eterno giocattolino che gli permette di sentirsi ancora il capo.
Vedremo se l'avrà vinta.

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