sabato 18 marzo 2017

Stuck in a moment

Mi piacerebbe sapere che pensavano mentre lo ascoltavano.

Quando entrai in crisi con il cattolicesimo, mi misi alla ricerca di qualcosa che potesse sostituirlo. Ci sono persone alle quali piace vivere senza regole. Altre che non ne possono fare a meno. All’epoca io stavo a metà. Giocavo a fare la ribelle però avevo bisogno di sapere che in fondo c’era qualcosa di superiore a dare un senso al mio caos. M’imbattei negli indiani d’America. Mi piaceva la loro libertà. Le loro storie. Il grande spirito. WakanTanka. Comprai un’enorme quantità di libri. C’erano delle carte in regalo. Si disponevano in vari modi per cercare risposte a domande precise. Il futuro è un’altra ossessione di chi vuole avere l’impressione di vivere in bilico. Poi arrivò Allah e scoprii che la sottomissione all’unico Dio degno di essere venerato è anche l’unica forma di liberazione. Quando le discipline fisica e spirituale tendono a un essere superiore, l’unico in grado di regolare i nostri destini, allora c’è un senso. E pace. La pace è liberazione.

Il colonnello De Caprio si muove sempre su linee estreme.
A volte l’equilibrio si trova a metà.
Non si può andare da qualcuno che soffre e spiegargli per quale motivo deve sentirsi fiero di quello che è. E magari gioirne.
Sì, è vero. A tratti siamo un popolo spaventosamente ignorante e razzista.
Però ognuno deve trovare da se le ragioni per andare avanti e per non subire l’arroganza.
Nelle proprie radici, ma anche nell’essere individui all’interno di quella comunità.  E nell’essere una comunità in un mondo fatto di altre comunità che in un un modo o nell’altro devono coesistere.
Senza necessariamente piacersi.


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