domenica 26 febbraio 2017

Consigli

“È stato il presidente della Consip Luigi Ferrara a dirmi che lo aveva messo in guardia il Comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette” 
“Del Sette mi disse di stare attento agli incontri che facevo con gli imprenditori e in particolare con Alfredo Romeo e io riferii la cosa all’amministratore delegato Marroni per consigliare anche a lui le migliori regole di ingaggio per gli imprenditori, ma non ricordo ora di avere parlato di Romeo”

Prima di partire per l'Oman venne a salutarmi mio zio che mi consigliò di rivolgermi subito all'Ambasciata in caso di problemi e di non esitare a tornare in Italia se il trasferimento non mi avesse convinto. Parlava da padre di famiglia, da uomo di stato (era procuratore generale di corte d'appello) e soprattutto da persona che mi vuole molto bene.
A me pare che nel contesto, per quel poco che ci è dato sapere, il generale Del Sette non abbia parlato a sproposito nè rivelato alcunchè.
Però se ad esprimersi in quel modo è un carabiniere, addirittura il comandante generale, l'unica cosa che si può supporre, senza chiedergli dettagli ben consci che non li darà, è che ci sia una indagine in corso. E la cosa più naturale che si possa fare, è distruggere le cimici in ufficio.
Ferrara ha fatto il nome di Del Sette per provocare un impatto nell'interlocutore. Non ci sarebbe da stupirsi se il generale veramente non avesse mai fatto discorsi del genere con i protagonisti di questa vicenda. Romeo è sotto indagine perpetua da decenni ormai. Non c'è nemmeno bisogno dell'avvertimento di un carabiniere per mettere in guardia qualcuno, Marco Lillo in uno dei suoi primi articoli si chiedeva perchè rimuovere le cimici piuttosto che evitare Romeo. A mali estremi, estremi rimedi.

Difficile capire perchè sia stato messo in mezzo anche il generale Saltalamacchia ma memore della vicenda Blengini, credo che lo schema sia lo stesso. Usarlo, dietro la spinta anche di qualche suo nemico all'interno dell'Arma, per colpire l'ex presidente del consiglio.
Trucchi che fanno parte del gioco, ma ai quali si è fatto ricorso spesso nell'era Renzi  vista la rete di relazioni che il toscano ha e il modo in cui sembrerebbe averle gestite nel passaggio da Firenze a Roma.

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