martedì 27 dicembre 2016

You oughtta know

...è la prima volta che un terrorista viene ucciso in Italia e sicuramente una divisa è diventata bersaglio privilegiato. Non dimentichiamo che anche in Francia sono stati uccisi a casa dei poliziotti. Noi siamo la vetrina dello Stato...temiamo la vendetta dell’Isis...Maurizio Vallone il corriere della sera

Più che il bersaglio, è la motivazione che conta.
La divisa era già un bersaglio ai tempi di Junaid Hussein e Meriem al Rehaily.

La polizia ha ammazzato Amri con una triangolazione perfetta, ma Amri nella logica di Daesh era arrivato molto facilmente a contatto con i poliziotti. L'idea che la propaganda di Daesh sta spingendo in seguito alla sparatoria è che chiunque può avvicinare un poliziotto ed ammazzarlo. E' un passo decisamente avanti rispetto alle kill list diffuse via internet.
Non dimentichiamo che Amri non solo è stato ispirato da Dabiq nel compiere un attentato con il camion ma si è procurato il mezzo sul momento. Una mossa che taglia fuori qualsiasi strategia preventiva basata sul monitoraggio e i controlli.
Il messaggio è : non c'è un limite e anzi ognuno può creare il suo.
Un effetto emulazione a catena contro forze dell'ordine e militari in tutta Europa supera di gran lunga il prototipo di attentato creato da al Suri e anche l'attacco ben congeniato contro un obiettivo istituzionale che è un classico di al Qaeda.
Immaginiamo decine di ragazzi pronti a scagliarsi contro una pattuglia o una caserma anche nelle aree rurali.
Un incubo peggiore delle autobombe millantate da Wainwright.
Adesso più che mai è importante la prevenzione fatta tramite politiche sociali.
Il messaggio che deve passare è che il poliziotto è facile da avvicinare ed è un amico per tutti.
Anche per musulmani, seconde generazioni, immigrati.

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