Sulla stupidità

Chi fa polemica sul fatto che sono stati resi noti nomi e volti dei poliziotti che hanno ucciso Anis Amri, dimostra una buona dose di malafede ma soprattutto di ignoranza in materia di terrorismo moderno.
Non è un caso infatti, che tra i più indignati ci sono i "soliti" sindacalisti . Viene sempre da chiedersi se abbiano mai lavorato un giorno da poliziotti .

La decisione del ministro Minniti è la risultante di un ragionamento complessivo che sul piatto rischio/beneficio vede favorito l'aspetto positivo del mostrare la buona volontà del governo e la professionalità e la dedizione delle forze dell'ordine. Ai tempi di Internet servono nomi e volti. E' qualcosa che va al di là della semplice operazione di propaganda.
L'impatto dovrebbe essere quello, non solo di tranquillizzare il cittadino, ma di renderlo partecipe.
L'unica nota stonata è la solita poca considerazione che il governo ha per i musulmani, il che li rende ancora apatici e indifferenti. In questo senso, la pubblicazione della foto di Anis, ha fatto maggior danni di quella dei nomi dei valorosi agenti.
Gli emarginati, i solitari, quelli che non si sentono parte di questo Paese in quanto musulmani o immigrati, elaboreranno quell'immagine in maniera negativa.
C'è infine da ricordare che l'obiettivo di Daesh non è una ritorsione specifica, ma l'instaurazione di un clima di guerriglia permanente. Non è importante chi ha ucciso Anis, ma ciò che rappresenta.
La polizia di stato, il governo, l'Italia.
Tutte quelle istituzioni che in quanto tali ricordano al soggetto a rischio che da noi non è benvenuto.
Che è vittima come lo è stato Anis.
Non si sottraggono a questa elaborazione mentale nemmeno gli italiani. I convertiti.
Il pericolo maggiore e imminente non è tanto per quei due poliziotti e non è solo in Italia.
La chiamata è contro tutti quelli che indossano una divisa.

Il ministro Minniti, che non è solo uomo di sicurezza ma soprattutto persona responsabile e servitore dello stato, ha agito in maniera impeccabile.


Foto il tempo via dago