lunedì 26 dicembre 2016

Cicì cocò

...nel quadro di un metodo di lavoro che valorizzi i principi di sinergia e collegialità, il nostro sistema di prevenzione individua nel Casa il luogo istituzionale di alto coordinamento in cui le articolazioni antiterrorismo delle forze di polizia e degli organismi d’intelligence lavorano fianco a fianco con metodica frequenza, attivando uno scambio osmotico il cui risultato finale è quello di rafforzare il patrimonio informativo di ciascuna componente. Si tratta di una metodologia di lavoro che può essere considerata una vera e propria best practice italiana, la cui esportazione a livello europeo, già proposta dal nostro Paese, costituirebbe un valore aggiunto nell’impegno dei singoli Paesi a contrastare una minaccia globale e altamente diffusiva come quella jihadista. "Stampa e terrorismo internazionale, tra diritti e sicurezza" Dicembre 2016 Claudio Galzerano

Il dottor Galzerano ha aperto l’anno sbandierando l’applicazione del decreto e l’ha chiuso andandosene in tournee con Rizzi e Vallone. Sempre serio. Ma che bisogna fare per farlo sorridere ?

Nell’ultimo episodio della trasmissione di Gad Lerner, diceva un avvocato impegnato a difendere vari casi di terrorismo di ragazzi beccati su Internet, che i servizi segreti allestiscono dei siti civetta o distribuiscono nei forum i soliti manuali del tipo di quelli per lupi solitari così il fesso di turno ci cade. Versione sintetica e furbetta da avvocato difensore, ma valida in molti casi. Gli adolescenti, annoiati o frustrati, non resistono a quanto di nuovo o rivoluzionario gli si propone. Per di più non sono a conoscenza di quello che è lecito fare o meno in rete. I musulmani non costituiscono un mercato appetibile per le aziende così come lo sono le vittime di bullismo e quindi vengono lasciati al loro destino.
L’avvocato aggiungeva che i servizi si sono in fondo ridotti ad accontentare il governo o anche il ministro e si limitano a costruire trappole ben congeniate e organiche alla strategia governativa. Accusa che ho mosso spesso in passato all’antiterrorismo che non è riuscito ad andare oltre la proposta di legge che consente di togliersi di torno un po’ di soggetti fastidiosi. Secondo me il dottor Galzerano per quello ha poco da sorridere. Non so quanto possa essere soddisfatto in un ruolo del genere, chi come lui può vantare tanti successi anche in campo internazionale.

Il prossimo 11 Gennaio, dovrebbe iniziare il processo ad Hamil Mehdi che non cadde semplicemente in una rete virtuale. Il suo arresto fu il risultato di una brillante operazione di cooperazione internazionale coordinata proprio dalla divisione del dottor Galzerano. Mehdi è un altro potenziale Amri. Ha trascorso quasi un anno nelle nostre carceri. Ne avrà di più dopo la condanna. Dopo l’espulsione se ne andrà a casa. Con la normativa precedente i ragazzi si radicalizzavano mentre la polizia aspettava di raccogliere elementi sufficienti a formulare un’accusa. Attualmente, espulsi subito o in un secondo momento, si radicalizzano comunque sotto lo sguardo attento dello stato. Che siano o meno sul nostro territorio, è relativo. Alla fine le loro azioni rimbalzeranno sulle nostre vite in maniera più o meno diretta. Anche se non pongono in essere un attentato, vanno ad incrementare il clima di dissenso e confusione che alimenta il terrorismo. Da un funzionario del calibro del dottor Galzerano mi aspetto un ruolo più incisivo rispetto alle decisioni del governo in materia e che abbia anche il coraggio di uscire dall’atmosfera celebrativa del CASA in quanto luogo di scambio di informazioni. Se il problema è lo scambio di informazioni, visto che i servizi sono ormai una succursale della polizia di stato, è sufficiente che il dottor Galzerano si porti a pranzo Scarpis o Cavaliere, se sono ancora da quelle parti, o anche Blengini così festeggia la nomina. Poi condivide il malloppo con i suoi.
L'incontro al CASA dovrebbe essere un momento di confronto tra polizia giudiziaria e intelligence per cercare di fare coincidere esigenze nettamente diverse nonostante gli obiettivi comuni, ma soprattutto tra forze di sicurezza e governo per orientare le politiche. Siamo tutti d'accordo sulla dimensione multifattoriale del jihadismo moderno, però alla fine si cerca di contrastarlo esclusivamente con metodi repressivi e a seconda delle singole necessità.
Chi si fa i viaggi a Damasco e chi va in cerca della fortuna in Turchia.
Ci sono questioni socio-economiche, culturali, riguardanti le politiche migratorie e di integrazione, sulle quali anche chi si occupa esclusivamente di sicurezza deve imporre la propria visione. Troppo facile schioccare le dita e cacciare quello che dà fastidio.

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