domenica 20 novembre 2016

Stato di polizia

Milano Ci sono due Ahmed, in questa storia. Uno è un operaio che fino a tre anni fa vive a Bresso, a Milano, in una casa popolare con la moglie e i due figli, permesso di soggiorno, lavoro in regola. Poca moschea, niente caffetani. L'altro Ahmed oggi è da qualche parte in Iraq, la barba fino al petto, la fascia nera intorno alla testa, lo sguardo nel vuoto, che in un video inneggia alle immagini di morte che intanto scorrono, le stragi di Parigi, «prego Allah di accogliere questi martiri». È lo stesso uomo, si chiama Ahmed Takoul. In mezzo, tra i due Ahmed, tre anni misteriosi. Gli anni in cui l'operaio Ahmed, in silenzio, giorno dopo giorno, si trasforma in guerrigliero di Allah, pronto a uccidere e a morire, e nel frattempo pronto a partire per il Califfato, trascinandosi dietro la moglie e i due figli; il più piccolo appare ora, dopo di lui, nel video, nell'abbigliamento ormai consueto da martire bambino. ilgiornale
E' poi intervenuto il professor Franco Rizzi, secondo cui nell'approccio alla questione è fondamentale partire dal malessere dei musulmani, rispetto al quale ha un ruolo non trascurabile il colonialismo occidentale. ilgiornaleditalia  
Si può dire che in Italia siamo all’anno zero per quel che concerne la prevenzione della radicalizzazione: a fronte di un fenomeno numericamente ridotto rispetto agli altri Paesi europei, ancora non si diffonde in modo adeguato la cultura della prevenzione e un’approfondita strategia di deradicalizzazione. Esiste un sistema repressivo/poliziesco tradizionale, che è davvero efficace, al quale va affiancato lo sforzo sui temi della prevenzione. Questo è uno dei task fondamentali della commissione. Si avverte all’interno della comunità italiana dell’antiterrorismo l’esigenza di avere un orientamento più inclusivo verso il tema della prevenzione, superando l’approccio classico, efficace ma incompleto.  Lorenzo Vidino Formiche

Non ho i contatti che può vantare Vidino in ambito di antiterrorismo però francamente, almeno dalle loro esternazioni pubbliche, non mi pare che ci siano funzionari che spingono l’acceleratore sul fronte della prevenzione a livello sociale. Il dottor Galzerano in commissione parlamentare, dopo una bella introduzione, è andato al sodo. Vuole una legge che gli assicuri i dati incamerati dalle strutture sanitarie.

Il cve presuppone il coinvolgimento di vari settori della società. Ha bisogno di un clima propositivo. Amichevole. Il nostro è il Paese dei “bastardi islamici”. Lo stesso in cui il ministro dell’interno gira in tivvù con l’imam user friendly e manda il collega di partito convertito a fare da palo alla trasmissione che vede musulmani e migranti come fumo negli occhi. Il Paese in cui il fenomeno è conosciuto poco anche dai cosiddetti addetti ai lavori. Il dottor Roberti non sa andare oltre il paragone strutturale e organizzativo con mafia e camorra. Probabilmente a lui non interessa sapere che non ci sono due Ahmed. Semplicemente le frustrazioni che covano nel vissuto di ogni essere umano e che per i musulmani, sia italiani che di seconda generazione, hanno radici profonde legate alla difficoltà di trovare un nesso tra i diversi mondi ai quali appartengono, ad un certo punto esplodono dopo essere state stimolate da Daesh e al Qaeda.
Siamo un Paese che ha un’impostazione sbirresca perché viene da decenni di lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo, condotta con successo da investigatori che sono rimasti al timone della polizia di stato anche per più di due mandati e poi hanno traslocato ai servizi, senza trascurare un soggiorno governativo e il prepensionamento in azienda. E’ il Paese in cui non è previsto uno sconto di pena per chi soccorre il soggetto da lui stesso investito con l’auto, ma gli si dà un’aggravante se scappa. Spauracchio che ovviamente finora non ha dato risultati. Nel Paese delle espulsioni istantanee, lo sconto di pena per chi accetta di sottoporsi a rieducazione dopo la condanna, così come avviene in America, non ha senso.
E’ l’Italia in cui, quando una signora straniera, il cui livello culturale è superiore a quello di molti italiani, si rifiuta solo per una volta e perché non riteneva legittimi l’occasione e i modi, di scoprire il volto, allora viene condannata a quattro mesi di carcere e trentamila euro di multa. Nessuno pensa a ridiscutere la questione del burqa ma solo a sfruttarla per conquistare preferenze elettorali.
In un Paese così, la commissione di Vidino viene istituita semplicemente per dare un contentino alle personalità coinvolte e creare l’impressione che il governo sia interessato alle minoranze. E infatti il voto degli “islamici”, come vengono chiamati con sprezzo da certi giornalai, lentamente svolta verso l’area grillina.
Forse prima di pensare a deradicalizzare gli islamici, bisognerebbe deradicalizzare l'intero sistema.

Nessun commento:

Posta un commento