martedì 1 novembre 2016

Nemo takfiri in patria

Gli articoli dal tono sprezzante dedicati a Sheikh al Mhaisni in questi giorni da molte testate saudite come Okaz, che hanno cioè anche una loro sfera di indipendenza rispetto al governo, sono espressione di quanto la guerra in Siria e le vicende correlate, affondino le proprie radici in un passato che a intervalli regolari torna a farsi sentire.
Il ragazzo che era accanto all’imam dell'esercito dell'opposizione e con il suo sacrificio ha aperto la strada di Aleppo est, è il fratello di Saleh al Qarawi. Si tratta di uno dei primi comandanti della costola araba delle Abdullah Azzam Brigades . Assieme al comparto libanese, si dedicavano ad attacchi contro obiettivi sciiti ed israeliani.
Al Qarawi ha combattuto in Iraq al fianco di Abu Musab al Zarqawi. Ironia della sorte, sarebbe anche stato addestrato per un certo periodo a Teheran. Uno di quei giochetti con i quali gli iraniani amano intrattenere i sauditi e che è causa di dissapori tra gli americani e l’alleato arabo. Saleh fu arrestato al ritorno da un viaggio in Pakistan nel corso del quale era stato ferito da un drone americano. Younis era nei radar della sicurezza interna, oltre che per la parentela, per essere stato arrestato nel 2013, in seguito ad un sit-in di protesta. Come tanti, riuscì comunque a partire per la Siria dove ha combattuto nei ranghi di Nusra.
La legacy di al Zarqawi è tale, che la strategia del governo saudita prevede da un lato la difesa strenua dall’eversione in casa, e dall’altro invece, il supporto incondizionato a quegli stessi gruppi in terra di Sham.


Dal fronte siriano giunge notizia da Qalamoun, del ritrovamento del corpo senza vita di Abu Julaybib. Identificato come comandante di Daesh, dovrebbe trattarsi dello stesso Iyad Tubas che in breve tempo scalò la vetta della leadership di al Nusra assieme a personaggi del calibro di Sami al Uraydi e Salama Mabrook. Era uno dei più sanguinari del gruppo, infatti pare che sia morto al comando di una squadra di Inghimasi.
Giordano di origine e compagno di battaglia di Al Zarqawi dai tempi dell’Afghanistan, sin dal Gennaio di quest’anno, quando al Julani iniziò a parlare di fusione con Jund al Aqsa ed altre compagini per fondare un emirato, si era mostrato fortemente contrario. Il distacco da al Qaeda lo aveva indotto a lasciare definitivamente Jabhat Fateh Sham in Agosto e a rinnovare il suo patto di ubbidienza ad al Zawahiri. Evidentemente in seguito era tornato da Daesh.


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