venerdì 4 novembre 2016

I’m searching for a song tonight

Blengini dopo aver consegnato l'ultima relazione al prime puppy, che se la leggeva alla Leopolda7 emozionato come un bambino, cadde esausto sulla prima poltrona che trovò disponibile nei corridoi dell'Aisi. Una poltrona pronta ad accogliere un quasi vice-direttore. Non si lasciò andare senza aver prima dato un'occhiata a porte e finestre. E al suo bel computerino pieno di mappe segrete. L'ultima volta che aveva controllato l'inventario dei finfisher ne mancava qualcuno. Non era solo il generale Jump the Stain a dargli noia. C'erano quelli dell'articolo.
Aveva capito chi erano. Erano loro che non avevano capito lui.
Decisamente non un tipo che si arrende molto facilmente.

Gli ultimi mesi erano stati stressanti.
Ore intere passate a spiegare a Carrai come leggere gli algoritmi. I big data.
Il Marchino si era presentato alla prima seduta con un libro di algebra delle medie.  Blengini capì subito che si trattava di un'impresa non facile. Così saltò parecchi pranzi.
E poi c'era il giovane premier.
A Matteo aveva dato lezioni di inglese basico per dialogare con gli americani.
Con loro la prima impressione è quella che conta. Glielo avevano insegnato quelli dell'Aise che in America sono di casa. Chissà se c'erano anche loro dietro quell'articolo velenoso.
"Hi Obama, how are you ? Have I told you lately that Italy loves you?"
Al primo incontro Matteo lo aveva steso.
Ma l'impegno più gravoso era stato quello di mettere a posto le bollette del portavoce del premier. Sensi aveva quella maledetta abitudine degli sms. Ai limiti dello stalking. Costava troppo.
Blengini era andato alla ricerca delle tariffe più convenienti.
Quelle natalizie, estive, pasquali. Per famiglie, fidanzati, sposati.
Gli era venuta in mente una soluzione del tipo mobile-sharing per ridurre le spese. Ma poi gli americani avrebbero pensato che il governo italiano è fatto da poveracci.

Con la Leopolda in full swing si sarebbe finalmente goduto un weekend come si deve. Avrebbe pianificato la sua vita da vice-direttore. Lui era uno stratega nato.
Ma adesso aveva bisogno di dormire. Anche quelli con il carattere ruvido dormono. E sognano.
Che poi quella storia del caratteraccio non era vera. Solo che gli si era appiccicata addosso negli anni.
E a lui in fondo non dispiaceva. Gli faceva da scudo. La vita di un agente segreto non è facile.
Per il momento aveva un gran bisogno di dormire. Nella sua poltrona da quasi vice-direttore.
E di sognare. Anche i ruvidi fanno sogni.
Sweet dreams.



Foto Josefa Longo Twitter




Nessun commento:

Posta un commento