mercoledì 5 ottobre 2016

Su Elena Ferrante

Visto che tutti hanno espresso il loro giudizio sulla faccenda, mi sacrifico e lo faccio anch’io.

Sabato mattina su Twitter Claudio Gatti, che usa social e blog come il panettone a Natale cioè solo quando deve annunciare urbi et orbi chissà quale grande scoperta, prometteva rivelazioni per la domenica. Evidentemente ha un pubblico appunto della domenica.
E domenica mattina Roberto Napoletano ha attaccato una storia come se stesse per pubblicare un’indagine del reparto economico dell’Aise. Domenica pomeriggio Dago, che non si fa mai mancare la qualità, lo fa uscire in pompa magna.

Lette le prime due righe e verificata l’eccessiva lunghezza, un po’ come quando ai tempi dell’università si iniziava a dare uno sguardo a qualche complementare facile ma noioso, decido di stamparmelo e di lasciarmelo per la nottata.
L’unica cosa che mi è rimasta del pezzo, inchiesta mi pare eccessiva, sono gli appartamenti comperati da Arnone e dalla moglie. Enormi. Anche ad averci marito e figli, francamente non ci vivrei.
Se avessi così tanti soldi me ne andrei dall’Italia o viaggerei per il mondo.
Non ho perso nemmeno tempo a controllare effettivamente che tipo di libri scriva Elena Ferrante. Una che si chiama così o che sceglie uno pseudonimo del genere, di certo non può scrivere robe adatte ai miei gusti. Mi sono giusto chiesta chi ci potesse essere dietro questa inchiesta. Perché in Italia le cose funzionano così. Magari la stessa casa editrice o l’autrice per uscire allo scoperto e cambiare genere.
Poi ho dato un’occhiata alle reazioni e ho trovato ciò che immaginavo. Un Paese in tragedia per la sconvolgente rivelazione. Mica per il fatto che siamo a crescita zero e che facciamo la fame perché il governo va avanti a botte di ottanta euro e tesoretti per gli adolescenti. Gatti vive in America però alla fine l’America ce l’ha qua. Beato lui.

The end.

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