domenica 23 ottobre 2016

Fissahara

“It’s my homeland... I sometimes regard myself a Bedouin,” he says in the documentary.
"When I'm in the Netherlands during winter season and it gets dark, and people are in a hurry to go to their work, my thoughts take me back to Al-Nefud desert and the Arabian Peninsula.” al arabiya

Tra i beduini ci sono buoni e cattivi. Molto cattivi.
La descrizione coranica del carattere del beduino è quella che più rende l'idea.

Nella penisola araba, e non solo nel deserto, si riesce a vivere nella giusta dimensione.
Qui da noi, anche quando ci si sveglia con il sole, si ha l'impressione che da un momento all'altro pioverà.
Manca la serenità.

La prima volta che andai nel deserto, era un pò fuori Shenas. Nel nord dell'Oman.
Mi trovavo persa in una compagnia di soli uomini e ne conoscevo solo due. Quasi nessuno parlava inglese.
Gli uomini arabi quando si trovano tra loro, bar o deserto non fa differenza, iniziano a parlare del passato, della loro storia. Poi sviscerano letteratura e politica, qualche poesia, e attaccano a litigare.
Su Saddam, gli israeliani, i governanti corrotti. La guerra scorre nel sangue degli arabi.
Dopo aver assaporato la bellezza del contesto, iniziai a preoccuparmi. Sapevo che non sarei riuscita a dormire così scomoda e mi chiedevo come avrei fatto senza il bagno.
Non parlavo. Ascoltavo e osservavo. E pensavo a come uscire viva da una notte tra sabbia e pietre.
Ad un tratto il più anziano del gruppo, avrà avuto una sessantina d'anni, si rivolse ai miei amici e iniziò a parlare loro con tono grave. Robeen assentiva. Si girò verso di me dicendomi : Ahmed dice che non sta bene che tu dorma qua . Ti vede troppo stanca. Ti porto a casa da sua moglie.

Nel deserto si riesce a percepire la vita sussurrata.


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